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Von der Leyen dichiara guerra ai social: “Un’inchiesta sugli effetti rispetto ai giovani”

Ursula von der Leyen ha promesso una rigorosa inchiesta sugli effetti dei social ai danni dei ragazzini. Nell’intervento di ieri all’Europarlamento, a cui ha chiesto la fiducia per un mandato bis alla guida della Commissione Europea, Von der Leyen è tornata su un argomento delicatissimo su cui l’Europa, e non solo, ha intenzione di lavorare. La leader europea ha affermato: “Affronteremo la piaga del cyberbullismo, agiremo contro la progettazione delle piattaforme che inducono dipendenza e convocheremo la prima inchiesta a livello Ue sull’impatto dei social media sulla salute dei giovani”.

Il primo riferimento che viene in mente è a TikTok che è finita nel mirino delle autorità europee e americane ormai da tempo. Il social “sconta” il fatto di essere “cinese” ma c’è anche da dire che la piattaforma di micro-video ha clamorosamente cambiato la fruizione stessa dei social network. Che si sono lanciati tutti, Meta in testa, a “copiare” l’idea di TikTok. Con effetti drammatici. Dal momento che i ragazzini sono invogliati a rimanere sempre più tempo a compulsare contenuti sui social, scelti per loro da un algoritmo che, come Lucignolo, offre loro lo zuccherino dell’effetto conigliera, cioè video simili o sempre più o meno uguali a quelli su cui si passa più tempo, da vedere. “L’infanzia e l’adolescenza sono periodi di straordinario sviluppo ma anche di vulnerabilità, vediamo sempre più report sulla crisi della salute mentale”, ha tuonato Von der Leyen. Che fa riferimento ai sempre più numerosi studi che collegano alle fasce più giovani della popolazione l’insorgenza di problemi di natura psichica sempre più pressanti. Dall’ansia alle vere e proprie crisi di panico. Fino alla dipendenza, tout court, dalle piattaforme e dalle loro tentazioni. “I social media, l’eccessivo tempo davanti allo schermo e le pratiche di dipendenza hanno fatto il loro tempo”, ha promesso Von der Leyen riscuotendo applausi. Adesso, però, occorrerà capire se le parole si tramuteranno in fatti e, soprattutto, come la prenderà la potentissima lobby digitale.

Luca Esposito

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