A mia memoria, l’ultima, pesantissima, minaccia di Feltri è il primo ricatto a mezzo stampa. E condotto neanche in modo tanto ermetico, bensì palese, manifesto, alla luce del sole. O chini la testa o saranno guai, basta «ripescare un fascicolo a luci rosse del 2000, meglio non risvegliare il can che dorme». Oggetto del ricatto è il presidente della Camera, Gianfranco Fini, divenuto bersaglio per le sue prese di posizione tutt’altro che collimanti con quelle del presidente del Consiglio.
Si può definire «giornalista» un personaggio del genere? No, ovviamente. Ed allora, a parte i risvolti penali, dovrebbero intervenire quelli che io ritengo quasi dei fantasmi, cioè gli Ordini professionali, quelli regionali e quello nazionale. Non solo sul direttore del «Giornale» ma anche sui suoi vice e sui membri del comitato di redazione. Aver accettato o accettare un così evidente tentativo di estorsione non può certamente passare sotto la voce ormai frusta che i direttori, essendo vicini alle stelle rappresentati dagli editori, possono fare quel che vogliono.
(Dalla rassegna stampa ccestudio.it)
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