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Reuters e la news avoidance: se i lettori non ne possono più delle notizie

Per recuperare lettori, che non ne possono più delle “news”, occorre recuperare un rapporto con loro: la ricetta arriva dal Digital News Report di Reuters, presentato qualche giorno fa all’università di Oxford. Il vero pericolo per le testate giornalistiche, a prescindere dal medium utilizzato – sia essa la carta, la tv, il web -, è l’allontanamento del lettore. La news avoidance è fenomeno recente, esploso con i social e risorse digitali, ma che interessa un numero sempre maggiore di lettori o potenziali tali. Perché il tema vero è legato alle abitudini di chi compulsa i social. La fruizione dell’informazione, per il report di Reuters, avviene per il 72 per cento degli utenti “mediato” dalle grandi piattaforme. In particolare da quelle riconducibili alla galassia Meta e all’universo Google. Solo il 22% degli internauti va a colpo sicuro sui siti legati all’editoria. In pratica, quasi sette abitanti del pianeta Terra su dieci vengono “indirizzati” da Zuckerberg o dagli algoritmi di Mountain View verso i siti da leggere e le notizie da compulsare.

La ricetta offerta dagli esperti di Reuters è abbastanza semplice. Del resto nel giornalismo, così come in tanti altri campi, non ci si inventa niente di nuovo. “Per coinvolgere il pubblico occorrerà agli editori ripensare ad alcuni dei modi in cui il giornalismo è stato praticato in passato”. E quindi “sarà necessario trovare modi per essere più accessibili senza sminuirsi, raccontare il mondo così com’è dando anche speranza, dare alle persone prospettive diverse senza trasformarle in discussioni”. Insomma, uscire dalla logica del clickbait, cioè del titolo acchiappaclic che amplifica, distorce i fatti nella speranza di interessare il maggior numero possibile di utenti e, contestualmente, svicolare dal meccanismo della polarizzazione, cioè dello scontro a tutti i costi, che ha reso ricchissimi Zuckerberg e i suoi colleghi.

Un altro tema è legato, chiaramente, alla diversificazione. Social e motori di ricerca appiattiscono tutto. E tutti obbediscono alle stesse regole rigorose per paura di finire ai margini. Non sia mai che il Seo non si accorga del link che si sta immettendo in rete. Eppure, per gli esperti Reuters, se non ci si mostra diversi e si continua a perseguire la “news”, difficilmente si potrà sperare in qualcosa di buono: “E’ probabile che il successo sia anche radicato nel distinguersi dalla massa, nell’essere una destinazione per qualcosa che l’algoritmo e l’intelligenza artificiale non possono fornire, pur rimanendo rilevabile attraverso molte piattaforme diverse”. Chissà come andrà a finire. Fatto sta che le regole restano sempre le stesse: scrivere, possibilmente bene e in maniera comprensibile, senza l’ossessione di dover essere uguali a come ci vuole l’algoritmo.

Luca Esposito

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