Con l’approvazione del decreto fiscale, adesso al Senato, la Camera ha dato il via libera all’emendamento presentato dal governo che annulla il beauty contest e prevede la messa in vendita delle frequenze attraverso un’asta competitiva. Secondo la relazione tecnico-finanziaria dell’emendamento, l’annullamento del beauty contest, porterà «ulteriori prevedibili nuove o maggiori entrate per le casse dello Stato che potranno derivare dalle successive procedure di gara riguardanti le frequenze che saranno destinate ad usi di telecomunicazione e dal previsto riordino dei contributi per l’utilizzo delle frequenze televisive».
Mediaset continua a sentirsi danneggiata: «Sul beauty contest hanno già parlato Confalonieri e mio fratello Pier Silvio. Mi limito a dire che c’era una procedura approvata dall’Europa e che nel modo in cui sono state cambiate in corsa le regole è difficile non leggere un tentativo di penalizzare Mediaset». Lo ha detto in un’intervista a La Stampa, Marina Berlusconi, presidente di Fininvest e Mondadori, parlando dell’asta per le frequenze tv che adesso riparte, ma a pagamento.
Di tutt’altro avviso Sky che considera il provvedimento del Governo «coerente con alcuni dei rilievi fatti da noi in passato, partendo dalla necessità di uno stimolo maggiore alla pluralità e alla valorizzazione di un asset come quello delle frequenze. Asset, che sicuramente, ha un valore economico».
«Credo comunque – ha affermato in un’intervista al Sole 24 Ore, Andrea Zappia, amministratore delegato di Sky Italia – che quello del Governo Monti sia un passo previsto e dovuto, in linea con molto altre loro scelte di politica economica».
Sulla partecipazione all’asta, sottolinea Zappia, «decideremo, come sempre capita quando si è di fronte a una decisione strategica, solo quando saranno noti tutti i dettagli. Riconosco comunque al Governo Monti di aver fatto un importante passo avanti, scegliendo un approccio neutrale, gettando le basi per favorire e accelerare un’evoluzione più aperta e pluralista del mercato televisivo».
«Con Mediaset competiamo in maniera stimolante, è un’azienda leader con capacità imprenditoriali e finanziarie che le hanno permesso di investire molto in questi anni. Sul fronte pay – osserva Zappia – e mi riferisco all’offerta di Mediaset Premium, provo un certo disagio nel pensare che venga tollerato un business strutturalmente in perdita. Con la tesi che è giusto operare in questo modo per controllare la crescita di Sky. Credo che questa impostazione non sia positiva e che sia un elemento di rischio per tutti».
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