“Nonostante qualche indiscutibile miglioramento, rispetto al contenuto originario della legge, il ddl sulle intercettazioni, approvato dal Senato, incide ancora pesantemente sulla libertà di informazione”. E’ la valutazione del presidente della Fieg, Carlo Malinconico, che a margine dell’audizione congiunta con la Fnsi in Commissione giustizia della Camera ha illustrato la posizione della Federazione Italiana Editori Giornali.
Secondo le osservazioni della Fieg, il testo mantiene un “regime incoerentemente differenziato per le intercettazioni” e manca “un filtro capace di eliminare dal fascicolo processuale in vista della loro distruzione, le intercettazioni non rilevanti”. “Ora, se si considera che le intercettazioni sono state limitate ai reati più gravi, che destano allarme nella pubblica opinione, e che manca tale filtro per i contenuti irrilevanti, l’effetto è che per reati gravissimi non sarà possibile dare notizie di circostanze non più coperte da segreto…”. Conclusione spropositata: che per gli editori va contro il principio immanente della cronaca giudiziaria, tutelata dall’art. 21 della Costituzione.
La Fieg sottolinea che “nella sua formulazione attuale il ddl comporta una decisa restrizione dell’ambito della cronaca giudiziaria, non giustificata né proporzionata all’obiettivo dichiarato di tutelare la riservatezza dei cittadini, e quindi in violazione dei parametri costituzionali di riferimento, della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, dei canoni di proporzionalità e di giusto contemperamento dei diritti costituzionali
garantiti”.
Manuela Avino
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