IL 30 MARZO SI TORNA A DISCUTERE IN FRANCIA SULLA LEGGE ANTIPIRATERIA

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Mancano pochi giorni alla ripresa della discussione della legge francese contro la pirateria digitale “Création Internet”, la tanto contestata “Hadopi”. Lunedì 30 marzo l’Assemblée Nationale tornerà al lavoro sul dispositivo.
Ma sono tante le nubi che accompagnano l’iter del provvedimento la cui adozione, osteggiata da buona parte dell’opinione pubblica, da associazioni, esperti del settore, giornalisti ed esponenti della classe politica (anche della maggioranza parlamentare) si prospetta avrà un cammino tortuoso.
Tante le iniziative sorte intorno a una legge che non piace a molti. Non ultimi i providers. Coinvolti nel processo di individuazione e localizzazione dei “pirati” del web, gli Internet Service Providers saranno costretti a sostenere i nuovi costi di adeguamento delle infrastrutture al dispositivo. L’AFA (Association Fournisseurs d’Accès) ha già nei mesi scorsi puntato il dito contro il provvedimento.
Non si tratta solo di una questione economica. L’AFA ha fatto sapere che con la Hadopi e il relativo sistema di sanzionamento dei “pirati” che la legge prevede, si corre il rischio di sbagliare il tiro e comminare sanzioni ad internauti non colpevoli di download illegale. Il meccanismo di localizzazione dei downloader illegali cui dovrebbero essere comminate le sanzioni si basa sull’individuazione dell’IP dietro cui si cela l’abbonato “colpevole”, o, per l’esattezza, “perseguibile”. Resta un nodo da sciogliere, tutt’altro che un’inezia: l’intestatario dell’abbonamento a cui è riconducibile l’indirizzo IP potrebbe non essere colui che viola il diritto d’autore.
La magistratura francese ha riconosciuto che l’IP non consente di delimitare una responsabilità individuale. Eppure, è all’abbonato che, come prevede il dispositivo, verranno inviate due ingiunzioni prima che i provider procedano al “taglio” della connessione. I provider non dovranno concedere connettività a chi si è macchiato di violazioni del diritto d’autore. L’abbonato potrebbe però essere innocente, e allo stesso tempo, vittima.
Vittima di un provvedimento sanzionatorio nonostante, verosimilmente, sia qualcun altro che a sua insaputa scarica illegalmente files utilizzando il suo IP, attraverso WiFi, virus o proxy.
Una svista può diventare un vero problema per chi non è colpevole. Di un reato che per l’opinione pubblica stenta a trovare sede tra gli illeciti del nostro tempo. E la cui tracciabilità, nel mondo del web, non è garantita. Una falla molto grave evidenziata da molti è la possibilità di essere condannati senza alcuna prova. “Il fatto di poter condannare per sola supposizione è grave, liberticida e antidemocratico”. Così scrive un internauta, “Estmaz”, in uno degli innumerevoli forum nati all’ombra della vicenda “Hadopi”.
Ed è di ombre pericolose che parla “La Quadrature du net”, un collettivo di cittadini il cui obiettivo è informare sui progetti legislativi che minacciano le libertà individuali, i diritti fondamentali e lo sviluppo economico e sociale nell’era digitale. All’ombra il collettivo ha deciso di rispondere con l’ombra: una delle iniziative più partecipate del fronte anti-Hadopi è stata “Black Out”. Decine di migliaia di internauti hanno aderito all’iniziativa oscurando i propri siti e blog per opporsi a chi ha deciso di stendere un velo nero sulla libertà di espressione.
Xavier Niel, vice-presidente e direttore della strategia della società di telecomunicazioni ILIAD (cui fanno capo Alice France e Free) ha partecipato con tono canzonatorio al dibattito “pro o contro Hadopi”. Niel si è dichiarato contrario ad una legge che giudica inefficace e inadatta. Una legge espressione della mentalità ristretta della classe politica, che mette in luce, come ha dichiarato in un’intervista dello scorso 20 marzo a “Le Figaro”, la profonda scissione tra “le persone che conoscono internet e quelle che non ci capiscono niente”. Xavier Niel non nega il problema posto dalla pirateria digitale ma propenderebbe per l’adozione di misure educative. Una sanzione simbolica di undici euro potrebbe essere più efficace. Niel ha concluso l’intervista dichiarando: “Se parcheggio male l’automobile non me la portano via, ma pago una multa. Facciamo la stessa cosa per internet”.
Non è mancato chi ha posto la questione della commisurazione del provvedimento sanzionatorio al tipo di reato commesso: si pone la necessità di distinguere le pene a seconda delle infrazioni. Per una sola canzone scaricata, si chiede una pena meno grave di quella inflitta a chi del download è un habitué. Due pesi, due misure. Per chi scrive, non c’è discorso che tenga.
Il punto è stabilire quanto la legge Hadopi incida sulla libertà di espressione e di comunicazione delle persone, quanto riduca la portata di un discorso che non andrebbe trattato con il solito semplicistico unilateralismo istituzionale, ma che richiederebbe un confronto più aperto. E non solo con chi vedrà svuotarsi la cassa (i providers) o con chi brama di vedersela riempire dopo la “magra” degli ultimi tempi (le majors).
I consumatori lamentano i prezzi alti di cd e dvd. Beni di lusso, certo. Ma pur sempre beni che diventano indispensabili per chi alla cultura non vuole o non sa rinunciare. A prezzi proibitivi, i consumatori rispondono con il download. O propongono il boicottaggio!
46.857 persone hanno firmato la petizione contro la “Hadopi” proposta nel maggio scorso dal magazine francese SVM. Sostenuta da associazioni come l’ABF (Association des bibliothécaires de France), l’Aful (Association francophone des utilisateurs de Linux et des logiciels libres), Internet For Every One (internetforeveryone.fr), Journal du Freenaute, “Musique libre !” (dogmazic.net, licences libres, partage de la culture), la petizione continua a crescere.
In attesa della ripresa dei lavori, in questi giorni in Francia si cerca di riempire il vuoto mediatico in cui si inserisce il progetto di legge organizzando altre iniziative e conferenze. Ieri ha avuto luogo a Parigi la conferenza « HADOPI expliqué pour les nuls » organizzata dall’associazione LIbre Accès, alla quale ha partecipato Benjamin Bayart, presidente di FDN (French Data Network). Per il primo aprile è prevista la seconda, « Existe-t-il une résistance légale à la loi Hadopi?» organizzata dagli Avocats Associés durante la quale i relatori s’interrogheranno sui mezzi di cui i singoli dispongono per resistere legalmente al dispositivo, sulle modalità di ricorso contro l’autorità “Hadopi” e sul diritto alla difesa. E’prevista la partecipazione dei deputati Christian Paul (PS), Jean Dionis du Séjour (Nouveau Centre), e di Jean-Michel Planche o Carole Gay dell’AFA.
(Serena Fusco)

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