Il Governo, in questi giorni, ha annunciato che presenterà emendamenti al provvedimento sull’equo compenso per i giornalisti. Anche Pdl, Pd e Terzo Polo hanno annunciato la presentazione di modifiche al testo. Franco Bruno del Terzo Polo ha anche suggerito di integrare l’elenco dei soggetti già ascoltati nel corso dell’indagine conoscitiva con l’audizione di rappresentanti dei piccoli editori di giornali.
Lo stop del Governo al provvedimento che aveva già ottenuto il via libera della commissione Cultura della Camera, il 28 marzo scorso, aveva destato le preoccupazioni della Fnsi: «si pone un’ombra sulla concorde volontà politica, sin qui dichiarata, nell’obiettivo di definire una norma anti abuso e di giustizia».
Così martedì 17 la commissione Lavoro del Senato aveva incardinato in sede deliberante (è l’equivalente della legislativa con la quale la commissione Cultura della Camera l’ha approvata in prima lettura) la legge sull’equo compenso del lavoro giornalistico. Il presidente Pasquale Giuliano aveva fatto presente che c’erano dei problemi (legati ai tempi dell’entrata in vigore della legge e dei parametri giudicati equi) ed aveva suggerito di inserire nella Commissione che valuterà l’”equità retributiva” un membro della Fieg accanto ai quattro designati da Ministero del Lavoro, Ministero dello Sviluppo economico, Ordine dei giornalisti e Fnsi. Il senatore Giuliano non sapeva che, durante l’esame alla Camera, era stato l’allora presidente della Fieg, Carlo Malinconico, a dire al relatore, Enzo Carra, che gli editori preferivano non farne parte.
Per l’Ordine nazionale dei giornalisti «questo inserimento non è un problema, a patto che si chiariscano con quali modalità la commissione dovrà operare e, in particolare, che nessuno singolarmente, con l’assenza o altri strumenti, possa determinarne la paralisi».
Infine è intervenuto il presidente del Senato, Renato Schifani, che ha ribadito il suo impegno all’esame rapido della proposta di legge.
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