Ieri giornalisti in piazza, in tutta Italia contro il decreto sulla presunzione di innocenza. Da Roma, dove si è tenuta la manifestazione più importante, fino a Terni, Cassino e Frosinone solo per citare alcune delle piazze che si sono mobilitate per chiedere più collaborazione alle istituzioni e garantire il dialogo tra giornalisti ed esponenti delle istituzioni stesse. “Parlare con i giornalisti non è reato ma è democrazia”, hanno affermato i giornalisti che si sono riuniti davanti alla sede del tribunale di Roma per far sentire le loro ragioni.
Alla manifestazione hanno partecipato Fnsi, Ordine dei giornalisti, Usigrai, Stampa Romana, Ungp, la rete No Bavaglio, Articolo21 e altre sigle di rappresentanza giornalistica. Il presidente dell’Odg Lazio Guido D’Ubaldo ha affermato: “Sui grandi temi che interessano la professione siamo tutti dalla stessa parte, quella del rispetto dell’articolo 21 della Costituzione. Ho già scritto al capo della Procura per chiedere un incontro senza aver avuto risposta. Ma faremo di tutto per portare avanti le rivendicazioni dei colleghi”.
La segretaria del consiglio nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, Paola Spadari, ha rivolto l’appello “di tutti i colleghi che si occupano di nera e giudiziaria”, chiamati a unirsi nella protesta, al “nuovo ministro della Giustizia affinché la norma possa essere modificata così da garantire ai giornalisti l’accesso alle fonti e ai cittadini di poter essere informati”.
La Fnsi, con il segretario Lorusso, ha parlato di un’errata interpretazione di un decreto sulla presunzione di innocenza che è stato “usato in maniera strumentale per impedire ai giornalisti e quindi ai cittadini di conoscere determinati fatti. Non è una questione di presunzione di innocenza, principio che è già in Costituzione. La questione è che si è utilizzata una direttiva europea per provare a regolare i conti con la stampa. Non si può colpire il diritto dei cittadini a essere informati per garantire la presunzione di innocenza, mettendo in contrasto l’articolo 21 con l’articolo 27 della Costituzione”.
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