Il fondo per il pluralismo è stato incrementato, in manovra, per sessanta milioni. Lo ha annunciato, sabato scorso, il sottosegretario alla presidenza del consiglio con delega, appunto, all’editoria Alberto Barachini. Che ha ribadito come la norma che arricchisce il fondo per il pluralismo rappresenti un successo per il centrodestra da ascrivere, segnatamente, alla sua parte politica ossia a Forza Italia. Che, sui temi dell’editoria, aveva puntato forte fin dall’inizio della fase di segnalazione degli emendamenti in vista della manovra.
Le parole del sottosegretario Barachini sono nette e tributano un ringraziamento al Mef: “Ringrazio il ministero dell’Economia e la Commissione Bilancio del Senato per aver accolto la nostra richiesta di incrementare il Fondo per il pluralismo di 60 milioni di euro a sostegno dell’ editoria. Il via libera all’emendamento, sostenuto da Forza Italia, va in questa direzione, senza intaccare le risorse per le tv locali”. Un nodo, questo, che era insorto nel dibattito e nella polemica. Perché il pluralismo, chiaramente, va tutelato tutto e non a macchia di leopardo. Il problema, secondo Barachini, è stato risolto. E il sottosegretario rivendica la scelta di destinare più risorse all’informazione come “strategica per la salute di un settore, fondamentale per la nostra democrazia, che attraversa un momento realmente difficile per la concorrenza dei grandi Over the top e per i costi crescenti del settore che deve rispondere a precise responsabilità”. Ecco, dunque, lo scenario. Più sostegno perché le tigri digitali hanno fatto man bassa di tutte le risorse pubblicitarie. E sono diventate fin troppo forti. La lotta contro gli Over the Top è questione che non può passare (solo) dall’Italia. È un tema europeo. E questa, una volta tanto, non è un’altra storia. Ma un passaggio fondamentale per ripristinare condizioni ottimali per la salute del comparto editoriale e dell’informazione. Tutt’altro che banali. Ma decisive per le sorti della democrazia in un momento storico difficilissimo. Sessanta milioni per tutelare il pluralismo rappresentano un passo importante. Perché le fake news non prevalgano e perché il diritto dovere costituzionale dell’informazione e del dibattito non sia affidato alla freddezza calcolatrice di un algoritmo.
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