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UNCI,LIBRO BIANCO SU INTIMIDAZIONI AI GIORNALISTI DA PARTE DELLE PROCURE

Quaranta perquisizioni compiute dalla magistratura nei confronti di almeno un centinaio di giornalisti tra il 2006 e il 2008, un dato in aumento rispetto agli anni precedenti: è l’allarme lanciato dall’Unione nazionale cronisti nel ‘Libro bianco sui difficili, e a volte burrascosi, rapporti tra magistratura e cronisti sul fronte del diritto di cronaca e della libertà d’informazione. Un’iniziativa alla quale l’Associazione nazionale magistrati guarda con interesse, rilanciando con il segretario Giuseppe Cascini l’opportunità di “abolire del tutto il segreto investigativo”.
“La magistratura – è la denuncia di Guido Columba, presidente dell’Unci – sta tentando di impadronirsi delle prerogative dei giornalisti, talvolta con comportamento persecutorio e intimidatorio: ne abbiamo raccolto tanti esempi in questa sorta di bestiario che manderemo al Capo dello Stato, al Consiglio superiore della magistratura e a tutte le procure d’Italia”.
Nel Libro bianco, casi di perquisizioni e interrogatori a carico di cronisti, spesso solo persone informate sui fatti (su tutte, spicca la vicenda Abu Omar); sequestri di materiali (si arriva fino al servizio di Studio Aperto sul delitto di Perugia, di due giorni fa) poi dichiarati illegittimi dalla Cassazione; clonazioni di computer; pedinamenti di cronisti; giornalisti messi alla porta da un’aula di tribunale in un processo pubblico per il rischio di nuocere alla salute dell’imputato ‘malato di cuore’; la sospensione dalla professione per sei mesi inflitta a due cronisti piemontesi non dall’Ordine dei giornalisti (al quale spettano le sanzioni disciplinari), bensì dal gup di Biella.
La situazione rischia di peggiorare con il disegno di legge sulle intercettazioni, “che di fatto abolisce la cronaca giudiziaria”, accusa il segretario dell’Unci Romano Bartoloni. Contro quel provvedimento, ricorda il presidente della Federazione nazionale della stampa, Roberto Natale, “il 5 novembre i giornalisti manifesteranno a Roma per sottolineare la centralità del ruolo dell’informazione e la nostra contrarietà a norme che puntano a limitare la libertà. Siamo disponibili a rendere più stringenti i meccanismi di autoregolamentazione della categoria, ma nel rispetto dell’autonomia dei giornalisti”.
A rappresentare la posizione della magistratura, il segretario dell’Anm Cascini e il presidente Luca Palamara. “E’ il sistema legislativo attuale che è radicalmente sbagliato – sottolinea Cascini – perché il segreto d’indagine, accompagnato al divieto di pubblicazione degli atti, crea un sistema totalmente irrazionale che si presta ad abusi ed errori. I giornalisti, infatti, in un certo senso subiscono le notizie dalla fonte che le fa uscire e questo mortifica il loro ruolo di darle autonomamente”. Cascini è convinto che andrebbe “del tutto abolito il segreto investigativo, mantenendolo soltanto quando è necessario tutelare la privacy delle persone coinvolte o nel caso in cui ci sia un’effettiva necessità investigativa. Salvo che in queste occasioni, la regola generale dovrebbe essere il libero accesso agli atti”.
Secondo Palamara, “é necessario trovare un punto di equilibrio tra gli atti coperti dal segreto e quelli non coperti dal segreto. Nel momento in cui cade la segretezza dell’atto, non c’é motivo per non pubblicarlo. In ogni caso valuteremo con interesse questo Libro bianco: assumersi il ruolo di censore della stampa – conclude – non è la linea dell’Associazione nazionale magistrati”.

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