La Rai raccoglie poca pubblicità rispetto al previsto. La crisi morde la tv pubblica. I dati trimestrali della Sipra parlano chiaro: – 50 milioni. Già pronto un piano di tagli di 47 milioni. Il problema è come usare “la mannaia”. La manovra, conseguenza diretta della riprevisione in ribasso del bilancio, non è stata ancora votata. Saranno i nuovi vertici a farlo. Tuttavia alcuni tagli sono già stati ben delineati.
Il Tg3, su un budget di 7,5 milioni perderà 800 mila euro; al Tg1, che può contare su 10,3 milioni, ne mancheranno solo 200 mila; al Tg2 saranno tolti 400 mila euro su un finanziamento di 8,9 milioni.
È facile fare una prima analisi. Chi è più “ricco” paga di meno. A denunciare tale sperequazione è il direttore del Tg3, Bianca Berlinguer, visto che è proprio il suo notiziario ad dover pagare di più la crisi.
La Berlinguer non discute la necessità dei tagli, ma il modo con cui si faranno. «I tagli devono essere equi, distribuiti con giustizia. Invece chi ha maggiori risorse ha una riduzione inferiore, chi è più povero paga di più», ha dichiarato la Berlinguer in una intervista al Corriere della sera.
La Rai avrebbe motivato la scelta affermando che il Tg3, essendo riuscito, l’anno scorso, a risparmiare 450 mila euro, è in grado di fare ulteriori sacrifici. Una logica quantomeno contorta e discutibile. «Mi sembra ingiusto che chi sa risparmiare venga “premiato” con altri tagli», ha affermato la Berliguer. Il direttore del Tg3, appena ricevuta la notizia, ha chiesto un incontro con il dg, Lorenza Lei. Tale colloquio dovrebbe avvenire a breve.
Intanto il cdr del notiziario è preoccupato. La Berlinguer ha fatto presente ai vertici aziendali che già domani ci sarà un’assemblea di redazione per discutere sul da farsi. «Sono preoccupata quanto lo sono i miei redattori. La loro inquietudine e anche la mia inquietudine», afferma il direttore.
Non si capisce, ad oggi, il motivo per cui la dirigenza Rai si accanisce contro un tg che fa ascolti, che chiuderà il bilancio 2011 in pareggio, che è attento ai costi superflui, comprese le trasferte e i collegamenti più costosi.
Per motivi politici? Insinua il giornalista del Corriere e non solo lui. La Berlinguer esclude, molto diplomaticamente, tale ipotesi. «Il Tg3 ha sempre dato voce a tutti. Sfido chiunque a dire che il nostro tg non sia pluralistico».
Il dubbio rimane.
Egidio Negri
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