STASERA AL VIA LO SCIOPERO DEL SERVIZIO PUBBLICO, «PER DIRE CHE LA RAI CI FA SCHIFO»

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93mila sottoscrizioni, quasi un milione di euro raccolto, milioni di visualizzazioni sul sito e cinquecento su YouTube. Questi i numeri di Servizio pubblico. La «rivolta del pubblico è già cominciata», consapevole di poter contare su un pubblico “da Maracanà” Santoro ha presentato la sua trasmissione nella sede della Fnsi.
Si taglierà il nastro stasera quando Servizio pubblico si vedrà in tutt’Italia grazie al satellite Sky, al web e alle tv locali, ben felici di ospitare il teletribuno.
Oggi sarà «una giornata di sciopero per dire che la tv ci fa schifo (…) sarà uno schiaffo al potere che ha voluto una tv realizzata a sua immagine e somiglianza», insomma una tv di “resistenza” al servizio del paese reale e contro il potere, ma non solo contro Berlusconi, precisa Santoro. «I politici? Se verranno è per cogliere l’opportunità di parlare con un pubblico inconsueto per gli altri talk show», assicura Santoro parlando della sua nuova trasmissione.
Servizio pubblico misurerà il polso della situazione in tempo reale con sondaggi e opinioni da Facebook, dunque una tv interattiva (com’era nei progetti del digitale). Lo staff è quello storico, con Vauro, Travaglio e Ruotolo. Un programma povero, ma bello e ricco di contenuti, promette Santoro.
Si inizierà alla grande, si parlerà della casta con De Magistris, Della Valle e il latitante Lavitola (in collegamento) che darà la sua ricetta per rinnovare la classe dirigente.
«Se avremo successo saremo di fronte a un colossale sciopero dei telespettatori italiani…» sentenzia Santoro che crede la vecchia tv generalista sia orami crollata e incapace di generare novità e innovazioni, nonché vittima di censura, «in Italia la censura c’è (…)si può perdere Santoro, si può perdere anche la Dandini, ma devi sapere che cosa mandare in onda al posto loro. Se vai in onda con gli animali e lo fai per ragioni extra-aziendali vuol dire che stai subendo delle censure».
Nonostante i reiterati attacchi a Garimberti e ai vertici di Viale Mazzini Santoro non rinnega “mamma Rai”, di cui aspirerebbe ad essere, un giorno, direttore generale. «Siamo della Rai anche quando non siamo in Rai (…) se vinceremo la nostra scommessa con il pubblico, potremo anche contribuire ad evitare che la deriva della Rai continui con un altro governo», dichiara il conduttore.
Nessun livore con Ferrara «se si va a cercare ascolto sul mercato, in una fascia diversa, non ci trovo niente da dire».
Infine, per chi ha donato i dieci euro conservi la ricevuta, potrebbe entrare a far parte nel capitale della società editrice Servizio pubblico. Magari se si confermeranno i promettenti numeri d’ascolto, i sottoscriventi potranno anche guadagnarci un bel po’.
Egidio Negri

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