La Fieg – finalmente – focalizza “l’abuso” degli esercenti di pubblici esercizi che comprano una copia come ordinari consumatori, e poi la utilizzano professionalmente offrendola in lettura agli avventori. Malinconico, il presidente della Federazione degli editori, intervistato da MF riconosce che, quanto meno, «per regolare questo flusso di copie occorrerà mettere d’accordo editori, edicolanti e gestori». Ma propone poi una soluzione forse inadeguata: «sarà necessario che l’esercente pubblico compri più di una copia da offrire ai propri avventori». Ma – come sottolinea Ugo Ruffolo in un articolo pubblicato su La Nazione – «comprare più di una copia è difficilmente modulabile e controllabile; ed amplifica, invece che ridurre, la lettura a sbafo. Il rimedio non può venire dalla vecchia logica della carta stampata (compro una copia e la utilizzo come voglio), bensì da quella nuova, dell’era digitale. La quale governa la modulazione dei corrispettivi, imponendo tariffe differenziate per usi diversi».
Ruffolo propone degli abbonamenti per uso ‘professionale’ per cui bisognerebbe far pagare di più la copia da usare come bene strumentale offrendola in lettura agli avventori, rispetto a quella fruita “da consumatore” o perlomeno prevedere un abbonamento speciale. Per Ruffolo la soluzione non è impossibile da trovare, l’importante, conclude, è che «la Fieg si è svegliata».
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