Con un budget di 10mila dollari di partenza, il progetto “Diaspora” partorito dalla mente di quattro studenti della New York University è cresciuto e si appresta a non essere più solo un progetto ma a trasformarsi in realtà operativa.
L’intento degli autori del progetto, Daniel Grippi, Maxwell Salzberg, Raphael Sofaer e Ilya Zhitomirskiy, è quello di puntare sul concetto di social network improntato però su logiche di “open source”.
Con Diaspora, si spezzano le fila del burattinaio che tesse le fila delle sue marionette, mettendo il naso nei dati degli utenti e memorizzandone negli archivi ogni dato; (ogni riferimento a Mark Zuckerberg non è puramente casuale).
Dal 15 Settembre, data in cui Diaspora sarà operativo, gli utenti si troveranno di fronte un social network con regole sensibilmente diverse da quelle che caratterizzano il genere: assoluto controllo dei propri dati personali e conseguente libertà di eliminare questi ultimi senza che rimangano memorizzati in database, un dettagliato pannello di controllo sulla privacy non soggetto a modifiche da parte dell’amministratore e soprattutto la possibilità di escludere ogni annuncio pubblicitario.
Tutto ciò è reso possibile grazie alla possibilità data ad ogni utente iscritto di gestire un proprio server e di collegarsi agli utenti senza passare per un server centrale.
Raggiungere le vette di Facebook non è al momento l’obiettivo principale di Diaspora, quanto piuttosto farsi strada nel mondo dei social network e lo sta facendo bene a giudicare dalle 50 lingue in cui il programma è stato tradotto.
Il free social software, così come ama definirsi, promette bene e a dispetto del suo nome non è intenzionato a migrare via dal web, l’insedio non è che appena iniziato.
Alberto De Bellis
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