Netflix annuncia l’apertura di una filiale italiana dell’azienda. La società si chiamerà Netflix Italia e si occuperà dei contenuti e della produzione sul territorio nazionale. La notizia, lanciata dal Sole 24 Ore e ripresa da molte testate tra cui Affari Italiani, è arrivata dalla stessa società che ha annunciato l’iniziativa insieme al lancio del documentario su Michael Schumacher. La politica ha accolto con favore la scelta del colosso digitale, unendo – per una volta – maggioranza e opposizione nel plauso alla scelta decisa da Netflix. La costola italiana del colosso streaming abbandonerà l’Oianda e pagherà all’erario italiano le tasse per quanto fattura nel Paese.
Il commissario di vigilanza Rai Michele Anzaldi (Italia Viva) ha commentato così la decisione in un post pubblicato sui social. “Ecco uno dei tanti motivi per definire la notizia di oggi su Netflix riportata dal Sole 24 Ore (l’apertura della società italiana Netflix Italia) una buona notizia per economia, lavoro. Ma soprattutto per informazione e cultura, anche in ambiti allegati. Un’intervista che tantissimi italiani apprezzeranno quella a Corinna Schumacher”. La scelta di Netflix, stando a quanto emerge dalle notizie di stampa, sarebbe stata assunta anche per aderire alle indicazioni internazionali da parte del G20 e delle organizzazioni internazionali. In tema di riordino del mercato digitale. I ricavi italiani, dunque, resteranno in Italia e saranno tassati nel nostro Paese.
La notizia è stata accolta con favore anche dal capogruppo Fdi in commissione Cultura Federico Mollicone. Che ha spiegato. “Riteniamo positiva la costituzione di Netflix Italia. Per far sì che i tributi che l’azienda produce siano dovuti e giustamente erogati allo Stato italiano. Troppo spesso, infatti, le piattaforme digitali hanno evaso le giuste forme di tassazione”. E dunque. “Netflix Italia, inoltre, assicuri un aiuto all’industria creativa italiana e cinematografica nazionale. Abbiamo richiesto in sede d’ufficio di presidenza della Commissione Cultura. Per ascoltare il ministro dello Sviluppo economico Giorgetti, il ministro della Cultura Franceschini e il sottosegretario all’Editoria Moles nelle commissioni congiunte. Sui rispettivi temi del Parlamento relativi all’emanazione dei pareri sui recepimenti delle direttive Copyright, Audiovisivo e cavo-satellite. Ribadiamo che il Parlamento non è un passacarte. E’ necessario ascoltare i vertici dell’esecutivo e le categorie, come l’industria cinematografica, gli editori e il comparto radiotelevisivo, sui temi cruciali per il digitale e il mercato del futuro”.
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