Oltre 96mila persone hanno già firmato la petizione online per salvare Radio Radicale. L’obiettivo di 150mila adesioni si avvicina ma c’è bisogno che la mobilitazione a tutela di una delle realtà giornalistiche più apprezzate in Italia, che interpreta in modo imparziale il concetto di servizio pubblico, non faccia registrare flessioni.
La petizione, lanciata sulla piattaforma di Change.org (e raggiungibile qui) è stata già sottoscritta da migliaia di cittadini, non solo in Italia ma in tutta Europa. I motivi che hanno spinto gli internauti a scendere in campo per Radio Radicale sono i più vari. Un utente spiega che “Radio Radicale è uno dei pochissimi strumenti onesti di informazione”, un altro afferma che la “Memoria storica del Paese che non si può cancellare”. Tantissime le adesioni da parte di chi, pur non essendo radicale e trovandosi in contrasto talora con le posizioni del partito, riconosce una funzione insostituibile alla radio. “Pur non in accordo con tante iniziative. Spero ancora nella possibilità di garantire un pluralismo dell’informazione e della cultura della tolleranza”, e ancora: “Non firmo per questione di idee politiche, infatti personalmente mai ho votato per i Radicali anche se condivido molte battaglie. Spero vivamente che andrà salvata con denaro pubblico Radio Radicale, che di fatto fa servizio pubblico e fornisce conoscenza grazie alla sua ampia varietà di programmi e rubriche e al suo grandissimo patrimonio di informazioni!” si legge tra i commenti alla petizione.
Infine la domanda delle (famigerate) cento pistole che agita i cittadini. E che qualcuno non resiste a postare online: “Radio Radicale è un servizio fondamentale per l’informazione trasparente degna di un Paese democratico. Cosa ha da nascondere il governo facendola morire?”.
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