Editoria

La Fnsi abbraccia Leone XIV: “Importante la vicinanza della Chiesa”

Le parole del nuovo pontefice Leone XIV, che nei giorni scorsi ha incontrato la stampa nell’aula Paolo VI in Vaticano, hanno sollevato e soddisfatto la Federazione nazionale della Stampa italiana. La segretaria generale Fnsi, Alessandra Costante, ha apprezzato quello che ha definito come un bel segnale che ricollega, non solo idealmente, il pontificato nuovo con quello di Francesco sui temi dei media e della comunicazione. “È molto importante la vicinanza del Vaticano e della Chiesa ai giornalisti ed è un bel segnale che Papa Leone XIV abbia ripreso da dove aveva lasciato Papa Francesco nel rapporto con i professionisti dell’informazione: un fondamentale segno di continuità che i giornalisti italiani apprezzano e al quale guardano con grande attenzione”, ha spiegato Costante a Radio Vaticana. La dirigente sindacale dei giornalisti ha proseguito parlando dei gravi problemi che attanagliano la libertà di stampa in quelle aree del mondo in cui “le democrazie sono deboli o non ci sono e dove raccontare la verità diventa fare testimonianza con la propria vita” e ha sottolineato come sia importante, nonostante tutto e ancora oggi, la ricerca della verità che “gli iscritti all’Ordine hanno per legge il dovere di perseguire e che, anche se ogni tanto capita di smarrire la strada, nella stragrande maggioranza dei casi ricercano con dedizione”. E tutto ciò, ribadisce Costante, in un’epoca e in un Paese in cui “c’è poco rispetto per il lavoro dei giornalisti e fare il giornalista in Italia è sempre più difficile”. Già, perché secondo la segretaria generale Fnsi, “troppo spesso colleghi vengono minacciati per il loro lavoro. E sono molti quelli che si vedono recapitare richieste di danni elevatissime, di modo che il giornalista ci pensi poi due volte prima di continuare sulla strada della ricerca della verità. Manca una norma contro le querele bavaglio e per il reato di diffamazione a mezzo stampa è ancora prevista la pena del carcere, nonostante due sentenze della Corte costituzionale chiedano di cancellarlo”.

Luca Esposito

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