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ITALIA IN RETE, ULTIMA IN EUROPA

Una parola fino a pochi mesi fa sconosciuta come “spread”, si sa, è diventata pane quotidiano per milioni di italiani. Ma c’è un’altra espressione che una volta era considerata tecnica e che presto diventerà parte del linguaggio comune: “digital divide”. Cioè divario digitale, il differenziale tra chi usa la Rete (traendone benefici economici) e chi no.
Il divario digitale in Italia ha due facce, entrambe inquietanti: quella tra il nostro Paese e gli altri, specie dell’Unione europea, e quella all’interno del nostro territorio, tra Nord e Sud, tra grandi e piccoli centri, tra giovani e anziani etc. Gli studi più recenti in merito sono quelli dell’Istat, della Commissione europea e dell’I-com (Istituto per la competitività), tutti usciti a dicembre.
Prendiamo ad esempio la ricerca del governo Ue: ci dice che l’Italia è terzultima come percentuale di popolazione che si connette alla Rete almeno una volta alla settimana. Siamo preceduti anche da Paesi come Cipro, Croazia e Polonia. Fanno peggio di noi solo Bulgaria e Portogallo.
E poi, stessa ricerca: per copertura con banda larga di rete fissa nelle campagne, l’Italia è penultima in Europa Occidentale (solo l’Irlanda fa peggio). Ma siamo penultimi anche per copertura totale (città e campagna) della banda larga su rete fissa: il dato si riferisce a quanti sono raggiunti in teoria da almeno due Megabit ed è rimasto sostanzialmente invariato nell’ultimo anno. Quelli che possono attivare l’Adsl a questa velocità da noi sono l’88 per cento, secondo dati di Between-Osservatorio Banda Larga. E’ un dato al netto di tutti quei problemi che impediscono l’attivazione e non c’è un equivalente per gli altri Paesi europei. Si sale al 94 per cento solo se sommiamo anche le zone raggiunte dal wireless (Umts/Hspa, WiMax), che comunque non è ancora valido come l’Adsl. La copertura banda larga è uno specchio dei tanti volti divisi dell’Italia. “A settembre 2011 i comuni scoperti sono circa 850, mentre sono 2.935 quelli che hanno una copertura parziale. I casi più critici sono in Molise, Umbria e Trentino-Alto Adige”, dice Cristoforo Morandini, di Between. Critica è anche la differenza tra comuni piccoli e grandi: si va dall’81 per cento di copertura per quelli fino a 2 mila abitanti al 98 per cento per quelli oltre 250 mila. “Ci si chiede se bastino due Megabit per le esigenze di un’azienda”, dice Francesco Sacco, managing director di Enter Bocconi, centro di ricerca dell’università milanese sull’imprenditorialità, “o di una famiglia che fa un uso evoluto di Internet, video, web tv. E la La risposta è sicuramente no”. Eppure i video sul Web già appassionano 13 milioni di italiani, secondo un’indagine di Cisco (giugno 2011). E si stanno profilando come un’interessante alternativa al consumo televisivo tradizionale. Banda permettendo, ovviamente. E’ il 65 per cento di italiani a poter attivare un’Adsl 20 Megabit (quelle più veloci); delle quali però solo il 40 per cento supera i 10 Megabit effettivi (fonte: Between).
Ma c’è di peggio: secondo la Commissione europea, siamo il Paese con la minor percentuale di connessioni veramente veloci (da10 Megabit in su) sul totale di quelle attive. Del resto, da noi ristagnano gli investimenti nelle nuove autostrade digitali (banda larghissima), mentre “stanno andando bene nell’Europa dell’Est e in altri Paesi come Francia e Portogallo, dove la banda larghissima copre il 20 e il 60 per cento della popolazione rispettivamente. In Germania e Regno Unito i piani degli operatori ispirano ottimismo”, sostiene Roland Montaigne, analista di Idate, l’osservatorio di ricerca che fornisce i dati di copertura alla Commissione europea. In Italia, per la banda larghissima, c’è la rete storica di Fastweb a 100 Megabit. Telecom Italia ha lanciato la prima offerta analoga a novembre, in appena 40 mila appartamenti di quattro città e a prezzi molto più alti della media del mercato (75 euro al mese). Qui c’è un rimpallo di responsabilità: “Telecom sostiene di ritardare gli investimenti a causa di un contesto poco chiaro di regole, ma il motivo è un altro e cioè l’operatore è carico di debiti”, accusa Nicola D’Angelo, consigliere Agcom (Autorità garante delle comunicazioni). Ma Franco Bernabè, presidente di Telecom, punta il dito contro gli italiani stessi: li accusa di usare poco la banda larga e quindi di disincentivare gli operatori a investire nella rete. Sarebbe la carenza di domanda a causare la scarsità di offerta.

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