Il quotidiano dei vescovi, Avvenire, parteciperà domani allo sciopero della stampa contro il disegno di legge sulle intercettazioni ma non nasconde le proprie perplessità per lo strumento di protesta adottato. In un editoriale in prima pagina, il direttore del giornale della Cei, Marco Tarquinio, confessa: ”Non so francamente immaginare che cosa riuscirà a dire l’evitabilissimo silenzio che a maggioranza i giornalisti italiani hanno deciso di autoimporsi in polemica con” il ddl all’esame del Parlamento. La legge progettata, scrive, ”è anche il pesante frutto di un modo sbagliato e guardone di fare giornalismo”, una professione nella quale ”ci sono regole che vengono prima della legge”, a partire dal rispetto di ”quel principio di civiltà che è la presunzione di innocenza e, prima ancora, della indiscutibile dignità delle persone che sono protagoniste di un qualunque evento di cronaca”. ”Mai – chiede Tarquinio – silenzi servili, mai processi mediatici a chicchessia, mai aggressioni casuali e, peggio, premeditate”. ”Non sono affatto convinto – conclude – che il nostro silenzio di domani riuscirà a comunicare tutto questo”.
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