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IL TG1 NON È CREDIBILE E MINZOLINI CI COSTA 200 MILIONI DI PERDITA PUBBLICITARIA ALL’ANNO

Il Tg1 come il Tg4 e Studioaperto, lo dice uno studio presentato lunedì 28 novembre da Massimo Scaglioni, ricercatore in Culture della comunicazione all’Università Cattolica di Milano. Secondo Scaglioni la selezione delle notizie del tg dell’ammiraglia Rai non appaga il bisogno di informazione del pubblico e ha la stessa credibilità dei telegiornali commerciali. Anche un’altra ricerca internazionale presentata da Gianpietro Mazzoleni, professore di comunicazione politica all’Università degli Studi di Milano, e confermata dai sondaggi dell’Ipsos, sottolinea che il Tg1 ha approfondito poco le notizie più richieste, ovvero quelle riguardanti l’occupazione e i problemi economico-sociali, concentrandosi su politica, costume, società e criminalità.
Una critica durissima per Augusto Minzolini che proprio domenica 27 novembre si è visto surclassare sia dal Tg5 che dal Tg3. Il notiziario di Mimun ha “staccato” il Tg1 di ben 5 punti percentuali di share, un dato mai verificato prima.
Ed ecco che spuntano le riflessioni dei dirigenti «Da tempo immemorabile denuncio la situazione disastrosa (…) ormai sull’orlo di una crisi senza ritorno», ha affermato il consigliere Pd Nino Rizzo Nervo che spera in ravvedimento in extremis della dirigenza. Dello stesso parere il senatore di Alleanza per l’Italia, Riccardo Milana, componente della Commissione di Vigilanza, che afferma: «bisogna agire prima che il danno diventi irreparabile. E’ necessario e urgente l’intervento dei vertici Rai: in caso contrario, le responsabilità non saranno soltanto del direttore».
La versione di Augusto Minzolini è del tutto diversa. Il direttore si difende lamentando critiche strumentali e politiche e dando la colpa agli inutili commenti del Gran premio del Brasile, «mai vista una fiera dell’ipocrisia, della faziosità e tante strumentalizzazioni come in questa occasione», afferma il direttore che dichiara di essere vittima di una programmazione sfavorevole. Inoltre, Minzolini si difende tirando in ballo l’operato di quelli che lo hanno preceduto, «il mio predecessore (…) ha perso 20 volte e Gianni Riotta in due anni ha perso otto volte pur avendo un pre-serale più competitivo dell’attuale».
Il cdr del Tg1 ha le idee chiare e rende noto che il dato di ascolto di domenica «è il punto più basso nella storia del Tg1, da tempo il Cdr ha detto basta, è ora che l’azienda ci ascolti e non nasconda più la testa sotto la sabbia. Quella del Tg1 è un’emergenza dovuta certo a una linea politica, più che editoriale, faziosa e schierata, impressa dal direttore Minzolini». Inoltre il cdr stigmatizza la politica temporeggiatrice della Lei e sollecita provvedimenti immediati.
Su La Repubblica, in un articolo di Curzio Maltese, si legge che il mantenimento di Minzolini costerebbe alla Rai una perdita pubblicitaria di 150-200 milioni di euro l’anno, soldi sottratti all’innovazione e la ricerca, alle assunzioni dei precari. Una scelta che non farebbe altro che favorire la concorrenza.
È cambiato il governo, ma l’ombra del conflitto di interessi sembra non finire mai.
Egidio Negri

editoriatv

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