Il ddl lavoro è legge, da ieri durante la seduta alla Camera con 393 voti a favore, 74 contrari e 46 astenuti, il capo dello Stato è pronto per la firma per la promulgazione e la successiva pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.
Il decreto passa con una maggioranza che si affievolisce, considerando i 7 no, le 34 astensioni, su un totale di 46, e i 35 deputati che non hanno partecipato al voto su un totale di 74 assenti.
Passa il decreto ma non passano le polemiche, le ultime riguardano le affermazioni del ministro Fornero che afferma che il lavoro non è un diritto, per poi precisare che il lavoro è un diritto, non il posto.
Polemiche anche dalla Cgil per cui la partita non è chiusa qui, Serena Sorrentino, segretario confederale, dal palco del presidio del sindacato di corso d’Italia in piazza Montecitorio, dichiara a voce alta che il sindacato scenderà in piazza per reclamare cambiamenti radicali in grado di contrastare la precarietà.
La Sorrentino insiste sulla natura dannosa della riforma secondo cui non aiuterebbe i lavoratori ma al contrario costituirebbe un freno per la ripartenza economica del paese.
Si dicono contrari alla riforma anche i deputati del Pdl, da cui sono arrivati i voti contrari.
Cenni di consenso invece dall’Ue secondo cui la riforma del lavoro è un passo chiave per sostenere l’occupazione e creare opportunità di lavoro per i giovani, lo ribadisce il commissario Ue al lavoro, Laszlo Andor che promuove la riforma del lavoro approvata.
Ma c’è chi già pensa a come smantellare la riforma appena provata, Antonio Di Pietro che tuona che già a partire dal prossimo mese, si rivolgerà ai cittadini con un referendum, per vedere chi ha ragione.
Lo annuncia nell’Aula di Montecitorio, rivolgendosi idealmente al premier Mario Monti ed al ministro Fornero, volto e voce della riforma.
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