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FALSO IDEOLOGICO/ GENTE D’ITALIA OTTIENE RINVIO A GIUDIZIO DEI COMITES DI MIAMI

La notizia che il presidente del Comites di Miami, Cesare Sassi, insieme a quattro consiglieri (Luciana Saliani, Maurizio Paglialonga, Edoardo Ribetti e Ilaria Belloni), sono stati rinviati a giudizio con l’accusa di falso ideologico, si apprende sul quotidiano americano diretto da Mimmo Porpiglia, ‘Gente d’Italia’. Il Giudice dell’Udienza Preliminare di Roma, Luciano Imperiali, ha accolto la richiesta del Pm Bombardieri – che sta portando avanti le indagini da più di un anno – e ha deciso il rinvio a giudizio accogliendo la costituzione di parte civile della società Porps – danneggiata dal falso ideologico di cui Sassi e gli altri quattro sono imputati – e la costituzione di parte civile, sempre per i danni ricevuti, del direttore di questo giornale, Mimmo Porpiglia. La prima udienza del processo, davanti al giudice De Nardo, è stata per il 2 marzo prossimo.
L’inchiesta fa riferimento alla documentazione che il Comitato avrebbe dovuto predisporre per la concessione del contributo previsto per i mezzi locali d’informazione. In particolare i cinque componenti del Comites, in una delibera dell’11 aprile 2006, hanno attestato, falsamente, di non aver mai reperito alcuna copia del giornale ‘Gente d’Italia’ durante tutto l’anno 2005 e che, di conseguenza, il quotidiano “Gente d’Italia” di fatto “non esiste”. Ricordiamo che, in merito all’erogazione dei contributi alla stampa italiana all’estero, il Comites è tenuto ad esprimere un “parere obbligatorio ma non vincolante” che viene poi trasmesso agli uffici consolari e da qui allo Stato italiano. I contributi, poi, vengono riconosciuti solo a determinate condizioni. Tra queste, la pubblicazione di almeno 260 numeri l’anno e una serie di requisiti tecnici che riguardano i bilanci, il personale giornalistico e la diffusione. L’attestazione del Comites, dunque, di non aver ricevuto le copie del quotidiano per un intero anno, avrebbero fatto decadere il diritto a ricevere i suddetti aiuti pubblici.
Nella delibera del Comites di Miami dell’11 aprile 2006, si legge: “Il Comitato, dopo aver esaminato il materiale prodotto da codesto Consolato generale e dai tre editori ha così deliberato ai sensi della legge 2867/03 con voto unanime: parere favorevole per il giornale “Bel Paese” e “Il Giornale italoamericano” sia riguardo al contenuto degli articoli esaminati, sia riguardo alla diffusione dei periodici. Parere non favorevole per quanto riguarda il giornale Gente d’Italia non avendo mai reperito una copia di questo giornale durante tutto il 2005”. Ma, in realtà, così come è stato ammesso, successivamente, dal console generale di Miami Gianfranco Colognato, il presidente e i componenti del Comites “non hanno mai esaminato le collezioni di Gente d’Italia conservate in Consolato”, e “non hanno esaminato la documentazione proveniente dai Comites di New York, del Connecticut e di Montevideo” e nemmeno le fatture e la documentazione relativa ai bonifici che la società editoriale ha eseguito nei confronti delle tipografie”.
l reato di falso ideologico, previsto dall’articolo 476 e 479 del codice penale è punito con la reclusione da tre a dieci anni. Dunque Cesare Sassi e gli altri quattro del Comites rischiano da tre a dieci anni di reclusione.
Federica Liucci

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