Categories: Giurisprudenza

ELENCO DEL TELEFONO, MA QUANTO MI COSTI?

Poco, al massimo un paio di euro, a seconda dell’operatore telefonico cui si è abbonati.
Ma perchè pagare ancora questa piccola gabella, quando ormai è possibile reperire in internet tutti i dati relativi agli abbonati che hanno acconsentito a comparire negli elenchi cartacei?

Si dirà: è un servizio che gli operatori telefonici sono obbligati a fornire e che gli utenti non possono rifiutare. Non è vero: chiunque poteva chiedere, già da tempo, mediante una semplice telefonata al servizio di assistenza clienti del proprio operatore (187, 155, 190, ecc.) di non ricevere più gli elenchi e, quindi, di non pagare più in bolletta il corrispettivo.

Ma c’è di più. A maggio di quest’anno è intervenuto il Decreto Legislativo n. 70/2012 che, tra le altre cose, ha modificato l’art. 55 del Codice delle Comunicazioni Elettroniche, stabilendo che all’elenco telefonico non “si applicano gli obblighi di fornitura del servizio universale”. Ciò vuol dire che dal 1° giugno 2012, data di entrata in vigore del Dgls, gli operatori telefonici non sono più obbligati a fornire gli elenchi ai propri abbonati e, pertanto, prima di inviarli a casa e farli pagare, dovrebbero richiedere il consenso degli utenti. Come si vede, quindi, si tratterebbe proprio di una sorta di “servizio non richiesto” che, se ai consumatori costa pochi euro l’anno, alla società che stampa gli elenchi frutta svariate decine di migliaia di euro di pubblicità.
Pubblicità, in verità, che quelle poche persone (anziane?) che ancora non usano internet difficilmente notano, in quanto gli elenchi sono stampati in caratteri sempre più piccoli, per risparmiare sui costi della carta. Negli ultimi anni, infatti, il numero della pagine è costantemente e vistosamente diminuito. Gli elenchi che vengono distribuiti in questi giorni a Roma, ad esempio, sono passati dalle circa 2.000 pagine del 2010 alle 1.600 del 2011, per finire alle 1.400 del 2012.

La diminuzione del numero delle pagine è stata però ottenuta anche eliminando il prefisso davanti ai numeri telefonici e spostandolo “una tantum” a margine delle singole pagine, per cui gli utenti più distratti andranno certamente incontro ad errori di digitazione e, quindi, in taluni casi anche ad aggravi di costi tariffari.

Poichè, infine, si tratta ormai di servizio liberalizzato è lecito anche aspettarsi, per i prossimi anni, un aumento del corrispettivo richiesto dagli operatori per la consegna a casa dell’elenco telefonico.

Un altro piccolo “regalino” che gli utenti devono fare al proprio operatore telefonico è quello relativo alle spese per la spedizione della fattura. Alcune associazioni dei consumatori sostengono che non dovrebbero essere addebitate all’abbonato, in quanto comprese nel “costo di emissione” della bolletta, ma la Corte di Cassazione non è dello stesso avviso, ritenendo che “l’attività di spedizione della fattura è solo eventuale, perché sostituisce la consegna a mano e può a sua volta essere sostituita dalla trasmissione via email”. Senonchè la fattura che Telecom Italia invia per email non è proprio la stessa del documento cartaceo. Telecom, infatti, “oscura” proprio il bollettino di conto corrente, impedendo in questo modo all’utente di pagare la bolletta presso gli uffici postali.

Piccoli espedienti e piccole gabelle per vessare (e stressare) il consumatore. Tuttavia consumatore informato è mezzo salvato.

editoriatv

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