C’era una volta un gruppo editoriale che aveva una corazzata, “La Repubblica”, e una serie di agili fregate, le varie testate locali, che insieme ne facevano una flotta potente come nessun altro. Ma la favola di stile marinaresco finisce qui, non c’è nessuno principe azzurro a baciare belle principesse, ma finanza, tanta finanza e la fiaba finisce lì.
Perché “La Repubblica” è in caduta libera, se tutte le imprese editoriali devono fare i conti con una costante flessione delle copie, per l’ex giornale dell’ingegnere De Benedetti, le cose vanno, se possibile, peggio. Ma soprattutto l’ingresso della famiglia Agnelli cambia le geometrie, al solito più orientate al mercato, se il mercato ripaga, più orientate al sociale, se si tratta di mettere palanche. I nuovi piani industriali prescindono da strategie editoriali, si deve seguire la linea del più grande gruppo finanziario del Paese, quella che fu una grande industria con grande potere, trasformata in un grande potere, senza più industria. E la strategia del gruppo è quello di vincere sempre, sul campo o a tavolino, poco conta chi
gioca.
Ed allora le testate locali si trasformano in un peso, in un onere, il conto economico di un giornale a Livorno o a Reggio Emilia conta poco se non ci sono interessi da tutelare. E poi d’altronde, è meglio un Sole domani o piccole edizioni locali? Ed ecco che il mercato editoriale italiano si troverà a fare i conti con l’ennesimo caso, la dismissione di quattro storici quotidiani locali, “Il Tirreno”, “La Gazzetta di Ferrara”, “La Gazzetta di Modena” e “La Gazzetta di Reggio”. Già era successo, d’altronde, con “Il Centro” e con “La Città”. E le vergognose vicende di quest’ultima testata in cui i diritti dei giornalisti sono stati mortificati come manco in un cotonificio inglese nel Settecento sono mortificanti almeno quanto il silenzio che su questa vicenda ha imperato a livello nazionale. Quello che accadrà è già prevedibile, riduzioni di personale, ammortizzatori sociali e misure straordinarie per favorire la cessione. Ne usciranno perdenti quattro città e decine di giornalisti.
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