«L’esito della gara è di fatto già scritto, ma sono ancora numerose le incertezze sugli effetti che riuscirà ad avere sul mercato: il conto potrà rivelarsi più salato del previsto e a pagare non saranno solo gli operatori, è a rischio anche l’assetto concorrenziale del settore». Lo afferma Antonio Rita di Open Gate Italia, parlando dell’asta per le frequenze per il 4G. «Al termine della seconda tornata di rilanci, il Governo ha già raggiunto il suo obiettivo: le offerte hanno superato quota 2,9 miliardi di euro; coperti i 2,4 miliardi già ascritti nel bilancio statale con la manovra dell’estate scorsa, l’Esecutivo evita la clausola di salvaguardia voluta dal ministro Tremonti, salvando tutti i dicasteri da nuovi tagli orizzontali -spiega Rita- ma alla certezza dell’incasso fanno da contraltare numerosi dubbi sulla possibilità che la gara dispieghi effetti virtuosi anche sul mercato».
«Il contesto competitivo non sembra che potrà avere ricadute positive» prosegue Rita, evidenziando che da un lato «nessun nuovo player entrerà nel mercato», dall’altro «il caro prezzo alle quali verranno acquistate le frequenze rischia di vanificare l’aumento della dotazione frequenziale in mano agli operatori mobili». Ci si chiede, in particolare se Telecom I., Vodafone, Wind e H3G saranno in grado di fare ulteriori investimenti (necessari per l’upgrade delle reti) dopo aver speso oltre 3 miliardi di euro per l’asta e con la spada di Damocle della Robin Tax che pende sui loro bilanci. Il rischio, secondo Open Gate Italia, è che «la gara, quindi, inneschi un ciclo di consolidamento del mercato piuttosto che di apertura a nuovi attori e di aumento della concorrenza». (MF-DJ)
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