Egregio Editore,
con la risoluzione n. 13/E del 04 febbraio u.s. l’Agenzia delle Entrate ha rinnovato il suo orientamento in relazione all’oggetto.
Sotto il profilo I.V.A., l’Agenzia ha prospettato la sua soluzione intravedendo nella cessione gratuita del prodotto editoriale l’esistenza della causa del contratto nell’esecuzione dei contratti di pubblicità, non potendosi configurare alcun rapporto sinallagmatico tra l’impresa editoriale ed il cessionario, attesa l’inesistenza di un prezzo di cessione. In altre parole, l’Agenzia ha inteso che la diffusione gratuita del prodotto editoriale costituisca elemento essenziale del contratto di pubblicità e che, pertanto, la modalità di diffusione rappresenti adempimento della specifica obbligazione assunta dall’impresa editoriale con la stipula del contratto pubblicitario.
Sulla scorta di queste considerazioni, l’Agenzia ha testualmente concluso che “le cessioni dei periodici in questione, anche se hanno la forma di periodici d’informazione, fungono nella sostanza da veicoli per la trasmissione di messaggi pubblicitari, e quindi sono in relazione sinallagmatica con il corrispettivo dovuto dagli inserzionisti pubblicitari, da assoggettare, pertanto, ad Iva al momento del relativo pagamento”.
Pertanto, in relazione all’imposizione diretta, l’Agenzia ravvisando nel ricavo pubblicitario l’unica voce di ricavo dell’impresa editoriale ha ritenuto che non si applichi nella fattispecie in esame la presunzione, di cui all’art. 53, comma 2 del T.U.I.R., di recupero a tassazione del valore normale dei beni ceduti.
Restando a disposizione, cogliamo l’occasione per porgere cordiali saluti.
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