“Per la Rai la questione del canone è una questione centrale”, ha spiegato Catricalà, “sopratutto per lo sviluppo futuro del sistema delle telecomunicazioni. In Europa si va abbandonando il concetto di canone a favore di una imposta generale sui media e questo potrebbe servire da faro di orientamento dato che, Austria, Germania, Finlandia, Islanda, Svezia e Svizzera hanno già previsto un canone come tassa a carico del nucleo familiare”. Una misura, quindi, quella ipotizzata da Catricalà che prescinderebbe dal possesso dell’apparecchio televisivo, dato che si trattarebbe di una imposta che riguarda i media in generale. Prima di ipotizzare un qualsiasi cambiamento è però necessario rinnovare il contratto di servizio. “Nel nuovo contratto tra il Mise e La Rai (2013-2015) abbiamo cercato di fare delle norme che diano, a costo zero, il massimo della trasparenza per quel che riguarda l’utilizzo dei soldi del canone. Il nuovo contratto è diverso dal precedente in vari punti, ma soprattutto rende verificabili gli adempimenti e gli inadempimenti”. Catricalá ha, inoltre, riferito ai membri della Commissione che il contratto è “stato inviato ieri sera al direttore generale” dell’azienda, Luigi Gubitosi, e che arriverà sul tavolo della Commissione ai primi di settembre.
(italiaoggi.it)
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