Nella sentenza n.16145 della terza sezione penale si legge: “Il diritto alla riservatezza dei dati attinenti alla persona e, principalmente, alla salute deve considerarsi espressione del più lato principio di tutela della dignità umana che si radica profondamente nel sorgere, nell’ambito culturale europeo, di una concezione dell’uomo che ravvisa in quest’ultimo un essere dotato di autonomia e di autodeterminazione”. Inoltre, il codice deontologico dei giornalisti, “atto di natura normativa”, è “vincolante ed applicabile all’attività giornalistica per verificarne la correttezza del trattamento dei dati personali e, in particolare, di quelli relativi alla salute e alla sfera sessuale, indipendentemente da un richiamo contenuto in norme di legge”. L’interpretazione di fonti normative di diritto nazionale, come il codice deontologico per la stampa, “deve essere effettuata in modo il più possibile conforme al diritto comunitario” e i giudici nazionali “hanno l’obbligo di verificare la compatibilità delle norme interne con il diritto comunitario, indipendentemente dal fatto che la parte le abbia invocate”.
In questo modo la Cassazione, annullando con rinvio una sentenza della Corte d’appello di Milano del 21 giugno 2007, stabilisce che: “Non si possono pubblicare notizie sulla salute dei figli dei personaggi famosi”.
La vicenda parte da una denuncia presentata dal conduttore Paolo Bonolis, che aveva citato in giudizio due giornalisti di un settimanale accusandoli di diffamazione a mezzo stampa. I due cronisti erano stati assolti dai giudici di secondo grado “perché il fatto non è previsto come reato”. Il caso era giunto, dunque, all’esame della Cassazione, la quale ha annullato la sentenza rinviandola, per un nuovo esame, alla sezione civile della Corte d’appello milanese.
Fabiana Cammarano
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