Grazie alla “cura dimagrante imposta” ai big, come Rai e Mediaset, e a una “maggiore efficienza” nell’utilizzo delle frequenze, con il passaggio definitivo al digitale terrestre “risulterà disponibile un dividendo nazionale di 5 reti, che verrà messo a gara con criteri e correttivi che garantiranno l’apertura alla concorrenza, l’ingresso di nuovi operatori e la valorizzazione di nuovi programmi”. E’ uno dei risultati rivendicati dal presidente dell’Autorità per le garanzie nelle Comunicazioni, Corrado Calabrò, nella Relazione annuale al Parlamento.
Lo scorso aprile, ricorda Calabrò, l’organismo di garanzia ha adottato una delibera che detta i criteri per il passaggio al digitale, in base alla quale “Mediaset e Rai ridurranno le loro reti da 5 a 4; anche Telecom Italia scenderà da 4 a 3. Le altre emittenti nazionali manterranno invece le loro reti. Europa 7 ha la sua rete, ponendo termine così a un contenzioso decennale”. Inoltre un terzo delle risorse andrà alle tv locali. In base alla decisione dell’Agcom, le commissarie Ue alla Concorrenza, Neelie Kroes, e alla Società dell’informazione e dei media, Viviane Reding, “hanno interrotto la procedura di infrazione aperta contro l’Italia” per alcune norme della legge Gasparri, che a giudizio di Bruxelles rischiavano di ingessare anche il nuovo mercato della tv digitale, “riservandosi di rinunciarvi formalmente quando la nostra delibera – sottolinea Calabrò – avrà trovato piena attuazione”. Delibera nel frattempo recepita in una norma di legge, come aveva chiesto l’Europa, con la comunitaria 2008.
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