Chiara Ferragni, come altri influencer, hanno trasformato la condivisione delle proprie esperienze sui social in un’attività estremamente redditizia. Come loro, tanti blogger postano le proprie opinioni, immagini e racconti sui social network o sul web e spesso pensano di trasformare queste attività in un lavoro. Ma quali sono le regole?
Proviamo a fornire una breve guida partendo dalle domande che ci vengono formulate sempre più spesso.
Il blog rappresenta secondo una giurisprudenza costante, anche della Cassazione, una modalità di esercizio del diritto di libera manifestazione del pensiero. E, pertanto, la responsabilità dei contenuti è imputabile unicamente al soggetto che gestisce il blog. Mentre la testata giornalistica presuppone l’individuazione di un centro di responsabilità dei contenuti caratterizzato dalla professionalità, ossia un giornalista, pubblicista o professionista. Quindi, la pubblicazione di un blog non richiede la registrazione di una testata giornalistica.
Il gestore di un blog privo del carattere della professionalità dei contenuti non è tenuto ad alcun adempimento, come l’iscrizione della testata al Tribunale o l’iscrizione al Roc – Registro degli operatori della comunicazione. Analogamente, sotto il profilo fiscale e civilistico, non è tenuto ad alcun adempimento a meno che non trasformi la propria attività in impresa.
Questa è una decisione rimessa alla libera decisione del blogger. Infatti, l’articolo 3 bis del decreto-legge 18 maggio 2012, n. 63, non a caso rubricato “Semplificazioni per periodici web di piccole dimensioni”, dà facoltà agli editori di sottrarsi agli adempimenti previsti dalla legge sulla stampa per gli editori che registrano ricavi inferiori ai 100.000 euro. Quindi, si può essere editori ma senza testata registrata.
Come in ogni cosa della vita ci sono costi e benefici. La registrazione della testata e l’iscrizione al Roc sono adempimenti che comportano costi non significativi. In particolare, per la registrazione della testata giornalistica presso il Tribunale bisogna immaginare una spesa intorno ai 500 euro di costi vivi, tra eventuali atti notarili, bollettino per la tassa governativa e marche da bollo. Mentre l’iscrizione al Roc è del tutto gratuita. Ma chiaramente poi successivamente per non incorrere in sanzioni occorre tenere una posizione regolare sia presso il Tribunale che presso il Roc, fattispecie che non comporta costi vivi, ma costi di assistenza professionale o di tempo da impiegare in queste attività. Al contempo, la registrazione della testata consente, ad esempio, di costruire una più efficace tutela sul marchio editoriale e, sempre a titolo esemplificativo, di dare la possibilità ai propri collaboratori di maturare i requisiti per l’iscrizione all’albo dei giornalisti.
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