Il tentativo di accelerare sulle intercettazioni per bloccare l’arrivo sui giornali di nuove e, a detta di molti, compromettenti telefonate del presidente del Consiglio è naufragato sul nascere. Perché l’idea di un decreto d’urgenza – da far approvare in fretta e furia al Consiglio dei ministri convocato ieri sera dopo il via libera alla manovra bis – è stata respinta dal capo dello Stato, Giorgio Napolitano. La soluzione della maggioranza sarà quella di rispolverare il vecchio disegno di legge che si arenò, circa un anno fa, per lo stralcio di alcune parti. Il ddl è stato, infatti, calendarizzato in commissione Giustizia per fine settembre.
La conferma è arrivata oggi dal capogruppo del Pdl a Montecitorio, Fabrizio Cicchitto. «Era lì lì per essere approvato il 29 luglio di un anno fa. È normale che l’abbiamo ricalendarizzato per fine mese». Cicchitto ha quindi negato il tentativo di accelerazione sulle intercettazioni. «Un decreto? Non mi risulta», taglia corto. Ma, secondo il capogruppo del Pdl alla Camera, «il nodo non è decreto o non decreto, è una questione laterale. Il nodo è la vita politica italiana inquinata: una volta al mese ci sono intercettazioni che escono dalle Procure e avvelenano i pozzi».
(Il Sole 24 Ore)
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