Editoria

Anche in Gran Bretagna gli Ott pagheranno le notizie

Difendere le aziende editoriali e frenare lo strapotere degli Ott, le Over the Top di internet, anche la Gran Bretagna starebbe pensando a stringere le normative. Sul modello dell’Australia, il premier Boris Johnson potrebbe presto presentare disegni di legge finalizzati a riportare equilibrio nei mercati digitali. E, in definitiva, a far pagare alle multinazionali il prezzo dei contenuti che sono condivisi e che appartengono ai giornali e alle creature editoriali.

 

La notizia è arrivata dal Press Gazette. Sarebbero due i provvedimenti allo studio del parlamento e della politica inglese. Si tratta dell’Online Safety Bill e del Digital Competition Bill. Il primo intervento è già in avanzato stadio di discussione. Verte sulle regole comportamentali sulla rete ed è già finito nel mirino delle associazioni di editori e giornalisti. Perché rappresenterebbe una occasione fallita per garantire la libertà di parola e, contestualmente, non riuscirebbe nemmeno a garantire un’efficace protezione dagli abusi sulla rete.

 

L’attenzione vera, però, è sulla seconda proposta. Che si proporrà come un codice di condotta. Che regolerà innanzitutto il funzionamento degli algoritmi, facendo chiarezza sui dati di traffico. E poi potrebbe costringere il duopolio Google-Meta a riconoscere pagamenti equi a fronte dei contenuti pubblicati dalle loro piattaforme. Probabilmente, verrà riconosciuta la necessità di sottoscrizioni collettive di accordi tra testate e giganti del web.

 

L’obiettivo, comunque, pare complessivamente ancora più ambizioso. E riguarda la necessità di conformare il mondo di internet, attualmente dominato dalle major, a un modello di concorrenza più ampio. Gli editori e i giornalisti sperano in un modello australiano. In cui il governo riporti maggiore equità all’interno del mercato. Canberra ha iniziato il suo braccio di ferro già mesi fa, e lo scontro con Google e Meta è (ancora) caldissimo. Al punto che già Facebook e Google hanno minacciato di abbandonare il mercato australiano.

Un po’ come accaduto, in Europa, con Meta che ha lasciato trapelare la volontà di “chiudere” nel Vecchio Continente, dopo i recepimenti nazionali della direttiva sul copyright. Anche la Gran Bretagna potrebbe ora mostrare i muscoli agli Ott. E potrebbe unirsi all’elenco delle nazioni che hanno deciso di fare chiarezza e mettere ordine nel mercato digitale.

 

 

Luca Esposito

Recent Posts

Dall’Agcom solidarietà a La Stampa nel nome del pluralismo

L’Agcom ha fornito la solidarietà a La Stampa dopo gli attacchi alla redazione di una…

4 ore ago

Mediaset trascina l’intelligenza artificiale in tribunale

Mediaset trascina l’intelligenza artificiale in tribunale. La prima causa italiana di un editore contro l’Ai.…

4 ore ago

Per gli editori il paese di acquisto dei prodotti editoriali non è neutro ai fini Iva

Quando un editore italiano compra libri, giornali o periodici dall’estero, l’IVA non si applica sempre…

17 ore ago

Nomine nel gruppo Cairo: Alberto Braggio nuovo ad di La7

Girano le poltrone nel gruppo Cairo: Alberto Braggio è il nuovo amministratore delegato di La7.…

1 giorno ago

Quando il pm non può frugare nel pc del cronista: la Cassazione difende le fonti dei giornalisti

In attesa che finalmente l’Italia recepisca in pieno il Regolamento European media freedom act, la…

2 giorni ago