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AGCOM E DIRITTO D’AUTORE: POSSIBILE VOTO SULLA DELIBERA PRIMA DELLA SCADENZA DEL MANDATO

Dopo la riunione del Consiglio dell’Autorità dell’8 marzo, il via libera al discusso regolamento per la disciplina del copyright su internet potrebbe avvenire entro maggio e con un solo voto a sfavore, quello del consigliere Nicola D’Angelo. Il commissario per le infrastrutture e le reti dell’Agcom, sollevato in precedenza dall’incarico di relatore della delibera in questione, sarebbe stato l’unico (fonte Ansa) a ribadire, in sede di Consiglio, l’inopportunità di un intervento in via amministrativa su di un tema che in altri paesi viene regolamentato con provvedimenti di legge.

Sembra dunque che l’invito a proseguire i lavori del Presidente di Confindustria Cultura, Marco Polillo, non sia rimasto del tutto inascoltato. O forse un piano era già stato predisposto. Fatto sta che i pareri per la maggioranza favorevoli allo schema di regolamento 398/11/CONS, volto ad attribuire all’Agcom un potere di intervento (alternativo a quello giudiziario) nella tutela del diritto d’autore sulle reti di comunicazione elettronica, sono stati ormai raccolti in sede di consultazione e secretati per il momento in un cassetto. Per un’approvazione definitiva bisognerà solo attendere l’audizione del Presidente Corrado Calabrò alle Commissioni congiunte Cultura e Trasporti del Senato fissata per il 21 marzo prossimo.
Una scadenza strategica, proprio a ridosso del rinnovo del Consiglio dell’Authority previsto per maggio. Ma anche un’occasione, forse l’ultima, in cui far luce sui risultati dell’istruttoria aperta dall’Autorità Garante nelle Comunicazioni su un regolamento decisivo in materia di enforcement del copyright.
Uno schema di intervento che per i senatori del Pd, Vincenzo Vita e Luigi Vimercati, poggerebbe su di «una base normativa troppo ristretta rispetto alla necessità di intervenire su una materia così ampia e complessa. La legge in materia – ribadiscono i senatori – risale al 1941 (Lda n° 633, 22 aprile ndr) quando non c’era non solo Internet, ma nemmeno la televisione». Uno scetticismo peraltro condiviso con gli altri parlamentari Felice Belisario (IDV), Marco Perduca (Radicali) e Flavia Perina (FLI) che in una lettera inviata all’Authority avevano già espresso la loro «preoccupazione» per «un possibile conflitto tra la centralità e la esclusiva competenza del Parlamento in materia legislativa e il lavoro dell’Agcom».
L’urgenza di una riforma a livello strutturale in materia di Intellectual Property Rights è stata inoltre richiamata dal Governo Monti, con gli artt. 39 ed 87 del Dl Liberalizzazioni. Un punto di partenza per un aggiornamento della normativa vigente che si prefigura come presupposto per una sua applicazione più puntuale nella regolamentazione dei nuovi mezzi di diffusione digitale dei contenuti coperti da copyright e inaugurati dalla Rete.
E proprio sulla necessità di un impianto normativo adeguato alle nuove tecnologie, torna a discutere il presidente della Commissione Lavori Pubblici del Senato, Luigi Vimercati (PD), il quale afferma che una nuova legge «non può non prevedere un ragionamento sulle licenze Creative Commons, che tutelano tanta parte della creatività che circola in Rete. Sarebbe sbagliata, in ogni caso, una normativa semplicemente punitiva. Bisogna contemperare gli interessi di autori e editori con la moltiplicazione delle opportunità di creazione artistica e della sua diffusione rese possibili dal Web. Non può essere solo una risposta a una parte delle lobby».
Il riferimento critico del Senatore è rivolto all’opzione di intervento designata per il contrasto agli abusi su internet, affidato alle considerazioni di un’autorità amministrativa, seppur indipendente come l’Agcom. Un iter di giudizio innescato dagli stessi detentori dei diritti che porterebbe alla rimozione (in un periodo di 15 giorni) dei contenuti protetti, secondo valutazioni discrezionali, fino ad ora assolte nelle aule dei Tribunali. Proprio per ovviare al rischio di un conflitto di competenze, è stato in seguito deciso che la procedura potesse essere interrotta in qualsiasi momento da una delle due parti in causa per invocare il giudizio della Magistratura. Una via d’uscita che otterrebbe però nella prassi solo di prorogare ulteriormente i termini del processo, e sancendo comunque l’eventuale chiusura preventiva del blog o del sito online incriminato, per tutto il tempo delle indagini. Aspetto che peraltro potrebbe condurre ad un coinvolgimento sempre più attivo dei fornitori di accesso ad internet, nella loro mansione di “sceriffi” del web. Una prassi sulla cui ammissibilità è intervenuta più volte la Corte di Giustizia Ue pronunciatasi a sfavore dei filtri antipirateria imposti dai giudici nazionali ai fornitori di hosting, facendo leva sull’incompatibilità dell’ obbligo di sorveglianza generalizzata con il diritto comunitario (direttive 2000/31/CE e 2004/48/CE).
Polemica è stata anche la reazione del segretario di Agorà Digitale, Luca Nicotra, il quale contesta la tempistica dell’approvazione della delibera da parte dell’Agcom, nel metodo e nel merito. Si legge infatti sul suo blog: «l’approvazione del nuovo regolamento sarà un gioco di prestigio. Poiché il Consiglio verrà rinnovato a maggio, un secondo dopo il via libera, i responsabili di questo dannoso e reazionario provvedimento si volatilizzeranno e saranno sostituiti da nuovi commissari. Più facile di così». Nicotra si sofferma anche sull’impatto che una simile decisione potrebbe avere nell’ «accrescere la conflittualità fra Autorità e Parlamento e ad aprire un ulteriore strappo con la Commissione Europea alle cui osservazioni e critiche l’Agcom, dopo mesi, non ha ancora risposto pubblicamente».

Manuela Avino

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