Per salvare Radio Radicale ora scendono in campo gli accademici. Centottanta costituzionalisti, filosofi, storici, giuristi scrivono un accorato appello al governo per sensibilizzare l’esecutivo a porre in campo le iniziative necessarie a garantire la prosecuzione dell’insostituibile funzione di servizio pubblico svolta dall’emittente radiofonica.
“Radio Radicale svolge un ruolo pubblico, straordinario, insostituibile. È un esempio di informazione al servizio della conoscenza pubblica. Spegnere Radio Radicale significa impoverire la società e la cultura italiana, significa ferire la sua democrazia”.
E ancora: “Lungo gli ultimi quarant’anni Radio Radicale ci ha assicurato un’informazione puntuale, approfondita, pluralista. Chiunque abbia a cuore la democrazia, lo stato di diritto, le libertà fondamentali ha anche a cuore Radio Radicale e il suo straordinario archivio”.
“L’informazione – prosegue l’appello – è un diritto che non può essere degradato a mero prodotto di mercato. I valori costituzionali non possono e non devono mai essere tradotti in denaro. È dovere pubblico, e dunque anche nostro dovere, sostenere un’informazione al servizio dei cittadini e della loro libera formazione di pensiero”.
“Radio Radicale – si legge in coda – è presente nelle aule parlamentari, nelle aule dei tribunali, nelle carceri. Grazie a Radio Radicale siamo tutti più informati sullo stato della democrazia e dei diritti umani in Italia, in Europa e nel mondo. La comunità degli studiosi del diritto ha sempre avuto i microfoni di Radio Radicale a disposizione per portare la cultura giuridica al di fuori dell’accademia”.
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