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Unità. Si aprono spiragli per il ritorno in edicola. Il Pd annuncia che c’è un offerta di Guido Veneziani

Ad anticipare la notizia è stato il Corriere della Sera che spiega come il tesoriere del Pd Francesco Bonifazi e l’editore di minoranza del quotidiano Maurizio Mian (quello che dopo aver comprato le squadre di calcio del Pisa e del Pontedera vi mise alla guida il suo cane Gunther) abbiano trovato i fondi per scongiurare la chiusura definitiva e non perdere il brand del quotidiano fondato da Antonio Gramsci. L’offerta sarà di dieci milioni di euro e verrà messa sul piatto entro il 31 ottobre da Veneziani, un nome sconosciuto all’editoria politica, ma ben conosciuto per i suoi periodici: Stop, Top e Vero. Il suo gruppo, la Guido Veneziani Editore spa, ha chiuso il 2013 con 3,9 milioni di utile netto,13,6 milioni di patrimonio e 6,3 milioni di indebitamento finanziario netto. L’anno scorso Veneziani ha acquistato il 92% delle Grafiche Mazzucchelli, azienda di stampa roto-offset, ha firmato un nuovo accordo di distribuzione con la società Messaggerie Periodiche, ha rimborsato un prestito obbligazionario emesso a gennaio e ha costituito due nuove società: la Gv Periodici e Vero Tv in cui sono stati conferiti i rami d’azienda dei rispettivi business ovvero i periodici e la televisione digitale lanciata di recente. La Guido Veneziani spa si è dunque trasformata in una holding con funzione di direzione e controllo delle società del gruppo attraverso lo sviluppo della raccolta pubblicitaria affidata alla concessionaria GVPubblicità. Nel 2013 Veneziani si era fatto avanti anche per La7 (poi finita nella rete di Cairo) e per i periodici di Rcs. Questa volta è stato preferito a Matteo Arpe, la cui offerta “non è stata accettata. Ufficialmente mancavano tutte le garanzie necessarie”, scrive il Corriere aggiungendo che secondo quanto “raccontano a largo del Nazareno, al Pd erano in molti a sospettare che dietro quella cordata vi fosse Massimo D’Alema”. Al di là dei presunti padrini politici, a ilfattoquotidiano.it risulta che il piano industriale (non l’offerta formale) presentato a Bonifazi da Arpe in cordata con Lettera 43 di Paolo Madron, attraverso la società News 3 prevedesse un investimento di venti milioni, dieci per chiudere in bonis il passato e dieci da destinare al rilancio del quotidiano. Tra le condizioni poste dal banchiere, la redazione di un giornale non di partito e le modalità di scelta del direttore: ovvero ciascun azionista avrebbe nominato un saggio che a sua volta avrebbe proposto un nome da inserire in una rosa di candidati. L’ultima parola sarebbe poi spettata al consiglio di amministrazione. Martedì però è arrivato il verdetto di Bonifazi che ha rigettato la proposta di Arpe. E preferito quella di Veneziani. La missione del nuovo editore sarà quella di far tornare in edicola l’Unità (su cui pesano 30 milioni di debiti e 900mila euro di spese l’anno) entro qualche mese di certo con una redazione più snella della precedente. Il prossimo passo sarà quello di individuare il direttore.(Il fatto quotidiano)

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