Giornalisti di Al Jazeera sotto processo
Al Jazeera finisce nel mirino di Israele: sei giornalisti uccisi, e ora si alza la voce dei cronisti che non ne possono più di contare i morti a Gaza. Tra le vittime ci sono due volti notissimi dell’emittente panaraba: Anas Al-Sharif e Muhammad Karika che hanno perduto la vita insieme ai cameramen Ibrahim Zaher, Mohammed Noufal e Moamen Aliwa. Non ce l’ha fatta nemmeno Mohammad Al-Kaldi, freelance locale, rimasto ferito nell’attacco alla tenda fuori dall’ospedale Shifa a Gaza. La mattanza dei giornalisti apre un nuovo fronte di polemica a livello internazionale.
Secondo l’esercito israeliano, Anas Al-Sharif “era il capo di una cellula terroristica di Hamas”. E ciò l’avrebbe trasformato in un obiettivo legittimo: “Si spacciava per giornalista di Al Jazeera ma promuoveva attacchi missilistici contro civili israeliani e truppe dell’Idf”. A supporto della spiegazione ci sarebbero, “informazioni e documenti provenienti da Gaza, tra cui elenchi, registri di addestramento dei terroristi e buste paga, dimostrano che era un operativo di Hamas”. Quindi la minaccia: “Un tesserino stampa non è uno scudo per il terrorismo”.
La spiegazione delle ragioni dell’attacco snocciolata dalle forze armate israeliane non ha convinto del tutto l’opinione pubblica internazionale. L’Ufficio per i diritti umani dell’Onu ha tuonato: “Condanniamo l’uccisione da parte dell’esercito israeliano di sei giornalisti palestinesi colpendo la loro tenda, in grave violazione del diritto internazionale umanitario”. E ancora, dopo aver ricordato che dal 7 ottobre del 2023 hanno perduto la vita almeno 242 giornalisti palestinesi in tutta la Striscia di Gaza, ha aggiunto che “Israele deve rispettare e proteggere tutti i civili, compresi i giornalisti”, chiedendo “un accesso immediato, sicuro e senza ostacoli a Gaza per tutti i giornalisti”.
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