Il discorso si allaccia all’operazione di scorporo della rete, avviata da Telecom Italia con l’approvazione dell’Europa. L’operatore telco, a seguito della notifica sulla riduzione delle tariffe, ha manifestato l’intenzione di sospendere la separazione della rete. L’Agcom si è difesa, sostenendo che le variazioni non riguardano il triennio 2014-2016, per il quale dovranno essere effettuate altre valutazioni. Motivazioni accettate con riserva da Telecom, che ha inviato i documenti sul procedimento all’Autorità, la quale ha dato l’ok preliminare all’operazione. Ma la questione delle tariffe è tornata in voga, quando la Commissione Europea ha specificato che i difetti della delibera sono sostanziali e non meramente procedurali, come asserito dall’Agcom.
Perciò UE e Telecom si stringono attorno all’Autorità. L’Europa vuole una politica uniforme in tutti i paesi per quello che riguarda gli investimenti sulle reti di nuova generazione. E può ottenerlo dall’Italia solo se l’Autorità modificherà il provvedimento in base alla raccomandazione europea sulle metodologie di determinazione dei costi uniformi. Dal suo canto, Telecom vuole accelerare la procedura di scorporo, e può farlo solo attirando l’interesse di grossi investitori. Il principale è la Cassa Depositi e Prestiti, che qualche settimana fa sembrava intenzionata ad entrare nel progetto, al fine di avviare un progetto di implementazione delle infrastrutture in fibra ottica. Ma la Cdp ha ritrattato, probabilmente a causa dell’incertezza del quadro regolamentare. A questo punto la situazione può essere semplificata solo dal BEREC, l’organismo di controllo degli enti regolatori, che a breve dovrebbe indicare all’Agcom le linee guida per la modifica della delibera sulle tariffe dell’unbundling.
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