Con tre provvedimenti cautelari (n. 1.130, 1.131 e 1.132), i giudici del Tar del Lazio hanno sospeso il decreto del Ministero dello Sviluppo Economico del 23/01/2012 che era stato emanato per liberare i canali 61-69 UHF e destinarli alla banda larga mobile, come previsto dall’UE. Alle emittenti locali, precedenti titolari dei diritti d’uso per la frequenze, sarebbero andati 175 ml come indennizzo per la rinuncia dei multiplex. La sospensione è stata disposta fino all’udienza di trattazione collegiale del 18 aprile 2012 nella cui sede il provvedimento cautelare potrà essere confermato, modificato o revocato.
Le misure compensative erano state assegnate alle tv delle regioni già digitalizzate, sulla base di criteri quali la popolazione della singola regione e l’effettivo numero di frequenze da liberare. Nello specifico, fermo restando il possesso di un diritto d’uso, alla procedura di attribuzione di una misura erano ammessi gli operatori di rete regionali le cui frequenze potessero essere utilizzate sull’intero territorio e gli operatori provinciali che, tramite costituzione di un’intesa, sommavano le loro frequenze per coprire l’intera regione. Per i soggetti impossibilitati a ricevere le misure compensative, causa mancanza di diritti d’uso, erano stati previsti degli indennizzi.
Per le associazioni di categoria, i provvedimenti del TAR Lazio, seppur provvisori, sono figli della scelta del Ministero di non voler condividere, con le emittenti e con le associazioni di categoria, il processo di dismissione delle frequenze. Per il Presidente della FRT, Filippo Rebecchini, «le decisioni normative che impattano su un intero settore vengono generalmente condivise attraverso il procedimento della consultazione pubblica, con il quale è possibile trovare, avvalendosi del contributo di tutti i soggetti partecipanti, soluzioni, anche tecniche, caratterizzate dal più ampio consenso possibile, anche con l’intento di ridurre al minimo, in quanto ciò non può essere completamente eliminato, i rischi di ricorsi giudiziari. Nel caso del decreto di liberazione delle frequenze, purtroppo, ciò non è stato fatto. In un clima esasperato – continua Rebecchini – dalla situazione di pesante crisi di sistema delle tv locali sarebbe auspicabile la ripresa del dialogo tra le Associazioni di Categoria e le Istituzioni. Se ciò non avverrà dovremo abituarci, e non stupirci, a numerosi ricorsi al TAR».
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