In molti si sono domandati perché, un anno fa, Microsoft abbia sborsato 8,5 miliardi di dollari 1 per acquistare Skype. E la risposta è ovvia: perché le comunicazioni video e vocali sono un’asset irrinunciabile per un’azienda tecnologica di quelle dimensioni. Skype porta in dote milioni di utenti, e Microsoft punta a definire per sé una molteplicità di ruoli nello scenario digitale, da fornitore di piattaforme a quello di applicazioni con un marchio forte.
Esperti dubbiosi. Si nota come però MS avesse già la sua tecnologia di videocomunicazione, all’interno di Messenger. Poi, 8,5 miliardi di dollari non sono pochi, anche per 600 milioni di utenti in più e un ottimo marchio. Già ai tempi dell’acquisizione, non mancarono le voci polemiche sulla possibilità che l’acquisto fosse mutuato da qualche altra intenzione, che oggi si rinforza dopo l’annuncio di Redmond sulla nuova architettura dei server di Skype, che passano sotto il controllo diretto di Microsoft. Efim Bushmanov, blogger esperto di Skype molto seguito dagli esperti di sicurezza, avanza l’ipotesi che la mossa sia dettata dall’intenzione di monitorare le conversazioni. In Italia, la notizia viene rilanciata da Corrado Giustozzi 2, esperto di sicurezza e firma storica del giornalismo
informatico.
Grande fratello? Tecnicamente, Microsoft ha spostato i supernodi di Skype su server proprietari molto potenti, piuttosto che mantenerli distribuiti come sono stati finora. Grazie all’hardware proprietario, Microsoft può quindi gestire tutti i flussi di comunicazione che passano attraverso questi supernodi, diminuendone al contempo il numero grazie alla potenza di calcolo dedicata. Di fatto in questo modo Redmond ridefinito la parte “P2P” dell’architettura di Skype, che assieme a sistemi di criptazione avanzati rendeva il sistema immune da intercettazioni. Da Microsoft smentiscono ogni ipotesi di velleità di controllo, specificando in un comunicato che lo spostamento dei server è un’operazione da interpretare esclusivamente nell’ottica di un miglioramento del servizio. Ma i dubbi tra la comunità tecnica rimangono, perché Microsoft è proprietaria delle chiavi di decrittazione, e il traffico di Skype è ora centralizzato. In poche parole, potenzialmente monitorabile.
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