Editoria

Se l’intelligenza artificiale rischia di spegnerci la musica

L’intelligenza artificiale stona e adesso fa tremare pure i musicisti. Le composizioni, a chiamarle così, dell’Ai fanno paura perché il rischio è quello di creare un mondo distopico in cui i computer compongono canzoni da ascoltare sui computer. A tutto discapito degli artisti che perderebbero ogni possibilità di guadagno seria e reale dopo la diffusione dello streaming che avrebbe dovuto combattere la pirateria e che, invece, ha finito per mettere in ginocchio autori e interpreti. C’è un problema, grandioso, che come al solito si annida nelle normative, troppo morbide e sbilanciate, che non sembrano proteggere abbastanza gli artisti ma che, invece, difendono gli interessi delle solite Big Tech che, sempre loro, sono dietro ai più lucrosi affari digitali come, una volta, i padroni del vapore ai tempi dei cartelli ferroviari americani.

Ad alzare la voce, adesso, è stato Enzo Mazza, Ceo della Federazione industria musicale italiana, che in un seminario organizzato da Fimi e Siae ha spiegato lo scenario in cui produttori e artisti si ritrovano a lavorare e la genesi di un problema di dimensioni potenzialmente apocalittiche per l’intero settore. “Quella dell’Intelligenza Artificiale è la terza rivoluzione del settore musicale dopo il download e lo streaming, tutte e tre totalmente disruptive in cui la regolamentazione è e deve rimanere l’elemento determinante, oltre che modello di business”, ha spiegato Mazza. Che ha aggiunto: “L’obiettivo è ora quello di stabilire delle regole che tutelino e valorizzino la crescita economica dell’intera filiera. Si rende pertanto necessario confermare il quadro normativo europeo che consenta ai titolari di diritti di essere remunerati adeguatamente e al contempo assicuri alle stesse piattaforme di svilupparsi: l’innovazione tecnologica non è infatti una nemesi dell’industria musicale, ma deve restare salda la matrice umana che la alimenta”. Ecco, l’umanità. Senza di questa pure l’arte si perde. E perdere l’arte è fin troppo facile. Soprattutto all’epoca dell’autotune. Ma questa è un’altra storia.

Luca Esposito

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