Se in Grecia chiude Topolino

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La crisi dell’Europa non ha limiti, la super cancelliera, che ricorda sempre più il Fùrer, detta le ferree regole e gli Stati, sempre più sudditi e meno membri, obbediscono. I cittadini si adeguano, tirano la cinghia, ma va bene così, prima o poi qualcuna ci spiegherà il rapporto tra questo dannato spread e quest’Europa impazzita. Ma ci sono alcune che non possono andare giù. La Disney, quella di Paperino e Paperoga, Eta Beta, Pippo, Topolino e Pippo, ristruttura la presenza in Europa, è una multinazionale, punta al profitto, ed è giusto che lo faccia. In molti Paesi cambia l’editore, partnership commerciale, distributori, licenziatari, tutto perfetto. In Italia, ad esempio, la Disney ha fatto un accordo di licenza con la Panini che il mestiere di editore lo fa da anni, e lo fa bene, e il Topolino settimanale è assicurato a tutti i lettori, dai tre ai novanta anni. In Grecia no, lì lo spread è roba seria, serissima, e la Disney chiude i battenti, nessun accordo, nulla di nulla; per trovare Topolino ad Atene rivolgersi a qualche vecchia fumetteria o espatriare. Le politiche del rigore producono effetti non immaginali per chi le sostiene, terribili per chi le subisce. Topolino è un simbolo del carattere internazionale del divertimento, andrebbe esportato come simbolo di leggerezza in tutto il mondo. Ma in Grecia non c’è più. La Germania dopo settanta anni fa capire alla Grecia che è lei che comanda. Intanto auguriamoci che qualche imprenditore greco o europeo, nel senso nobile del termine, riprenda il timone della grandissima banda Disney anche nel Paese dove nacque il pensiero. Perché anche la Grecia è Europa e Paperino felice è un diritto di tutti.

 Giannandrea Contieri

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