Il viceministro allo Sviluppo Economico con delega alle Comunicazioni, intervistato dal Corriere del Veneto, ha sostanzialmente ammesso che le emittenti meno performanti (quindi, sostanzialmente, quelle minori), saranno relegate sulle cosiddette frequenze di serie B. Ma sarà loro garantita la sopravvivenza.
Il nodo non è soltanto quello del Piano di assegnazione della Frequenze, ma soprattutto quello relativo alla scarsa qualità dei palinsesti delle locali già passate in all digital.
Il ragionamento è semplice: le emittenti più piccole, che già faticano a mettere in piedi un palinsesto che non sia di mere televendite, riusciranno a riempire concretamente i propri mux? . Allo stato, infatti, c’è l’obbligo di veicolare almeno tre programmi, senza particolari prescrizioni qualitative e tecniche; ma a breve sarà probabilmente imposto il vincolo di sfruttamento completo ed efficiente della capacità trasmissiva digitale, pena la revoca o la riduzione dell’assegnazione. Produrre o trovare fornitori per almeno cinque programmi per multiplexer non è come ridere, pensandoci bene (“Nelle regioni all digital solo il 54% delle frequenze è effettivamente sfruttato”, ricorda Romani). E allora torna la preannunciata soluzione consortile: “Se per esempio Tele X trasmette sul 22 e Tele Y sul 23 e non riescono a fare 5 televisioni a testa – sottolinea Romani -, si metteranno assieme sul 22 e faranno 2 canali e mezzo a testa. Insomma, il digitale è molto vasto e le possibilità sono tante. Vanno affrontate con mente aperta, moderna, senza farsi travolgere dalla vecchia mentalità analogica e dalle paure”. Vero. Ma tra il dire ed il fare c’è di mezzo la storica scarsissima propensione degli editori locali a collaborare.
Sarà una classifica, secondo Paolo Romani, viceministro allo Sviluppo Economico con delega alle Comunicazioni, a stabilire l’assegnazione dei canali digitali.
Una lista che potrebbe fondarsi sui criteri delle graduatorie del Corecom (stilate per l’erogazione dei contributi ex L. 448/1998), indicizzando le emittenti secondo il loro fatturato, il numero di dipendenti, gli ascolti, la storia e l’area geografica di diffusione.
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