«L’autoregolamentazione per i fotoreporter può andar bene, a condizione che di vera autoregolamentazione si tratti, affidata cioè alla responsabilità dei colleghi. E purché sia chiaro che la privacy va invocata a proposito: non certo quando – per stare al caso più recente, quello del bigliettino di Enrico Letta a Mario Monti – la foto documenta, in modo assolutamente legittimo, un fatto politico di sicuro interesse che si è svolto nell’aula parlamentare, luogo pubblico per definizione». È il commento di Roberto Natale, presidente della Federazione della Stampa in riferimento alla proposta approvata dall’Ufficio di Presidenza della Camera dei Deputati di creare la figura del “fotografo parlamentare” con tanto di codice di autoregolamentazione e di relativo tesserino.
Secondo le nuove regole, gli operatori si impegneranno a «non utilizzare gli strumenti di ripresa fotografica per cogliere comportamenti che non risultando essenziali per l’informazione sullo svolgimento dei lavori parlamentari» e che dunque si «risolvano in un trattamento di dati personali non consentito, con conseguente violazione della privacy ovvero in una lesione del diritto alla riservatezza delle comunicazioni». Al collegio dei questori della Camera il compito di giudicare l’operato dei giornalisti e di decidere la conseguente eventuale cancellazione dall’elenco dei soggetti autorizzati ad accedere alla tribuna stampa.
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