Guadagnare scrivendo pur non essendo un professionista: il sogno di molti che oggi è possibile realizzare grazie ai siti Paid to write. Un nuovo orizzonte dell’editoria nata negli USA che si sta diffondendo anche in Italia. Il sistema si basa sul “revenue sharing” (condivisione delle entrate) che permette di dividere i proventi delle pubblicità di Google tra lo “scrittore” e il Paid to write che lo ospita. I siti Paid to write funzionano come dei multi-blog che, ospitando un gran numero di articolisti, hanno più probabilità di scalare le classifiche di Google, aumentare il traffico e far lievitare il valore della pubblicità.
Il procedimento è molto semplice: basta iscrizione ad Adsense inserendo i pochi dati richiesti come il nominativo, l’e-mail, la password. È poi essenziale avere un proprio blog e affiliarsi ad sito Paid to write scelto. Ce ne sono per tutti i gusti: si possono pubblicare articoli di ogni tipo, recensioni, guide, si può scrivere anche su questioni più tecniche, come l’informatica e la finanza.
Ogni sito ha un suo regolamento con relative percentuali di guadagno, non è mai il sito a pagare, ma solo ed esclusivamente Google Adsense. Il guadagno è proporzionato al numero di “clic” effettuati sui banner pubblicitari inseriti vicini all’articolo stesso da Adsense. Più l’articolo sale nella classifica, più diventa ‘corposo’ il potenziale guadagno.
La posizione dei banner è tutt’altro che casuale, sono messi in zone strategiche e “calde” della pagina e sono quasi sempre pertinenti al testo. L’articolo sarà in rete praticamente sempre, quindi, in teoria, si può continuare a guadagnare finché continuerà ad attrarre ‘clic’. Nei casi di siti molto popolari e di buona qualità si possono raggiungere somme di tutto rispetto come qualche centinaio di euro al mese, ma, il più delle volte, si tratta di somme ridicole, pochi centesimi a “clic”. Addirittura si rischia di non ricevere nulla, il sistema è spietato.
Egidio Negri.
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