Gli studi Ocse mettono a nudo un altro problema ampiamente discusso: l’arretratezza delle infrastrutture digitali appartenenti alla Pubblica Amministrazione. In questo caso anche la media europea è bassa (58%), ma in Italia scendiamo al 34%. Le cause sono da ricercare, oltre che nella già citata arretratezza culturale, anche nei ritardi del settore pubblico. Giova ricordare le difficoltà di implementazione dello SPID, l’infrastruttura nazionale per l’accesso ai servizi digitali della PA. Lo SPID passa di Governo in Governo, ma fatica a decollare. La mancata registrazione dei dati relativi a soggetti pubblici e privati blocca in partenza il processo di transizione dal cartaceo al digitale. Il Governo ha varato l’Agenda per la Semplificazione, che fissa come obiettivo l’attribuzione dell’identità digitale al 10% della popolazione entro il 2017. Ma la battaglia è ancora lunga e dovrà essere combattuta a suon di decreti attuativi. Una tendenza correlata all’intera Europa è la preferenza dell’utilizzo di social network rispetto a servizi e rapporti con le istituzioni. In questo l’Italia eccelle, specialmente per quanto riguarda le connessioni mobili. Il 10% della popolazione non riesce a far passare un quarto d’ora senza collegarsi a Facebook o Twitter.
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