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PUBBLICITA’, ARRIVA LO STATO INSERZIONISTA… MA SOLO PER LA TV

La pubblicità in tempi di magra subisce in fretta il destino delle spese “non vitali”, ma continuare a comunicare è fondamentale. La pubblicità televisiva ha vissuto un primo trimestre 2009 buio: gli investimenti pubblicitari, su tv generalista e satellitare (dati Nielsen Company), sono calati del 15,4% ma, scomponendo il totale degli annunci televisivi per settori, salta all’occhio la “parsimonia” dei produttori di automobili (-23,6%), mentre più ridotta è la contrazione di Alimentari (-12,1%) e Telecomunicazioni (-6,7%). Di segno del tutto opposto è invece la “sensibilità” dimostrata da Enti e Istituzioni rispetto alla crisi degli introiti pubblicitari delle televisioni, visto che i loro investimenti sono cresciuti del +66,2% rispetto allo stesso trimestre del 2008. Sembra, dunque, che nel campo della pubblicità televisiva, la crisi faccia registrare un rinnovato protagonismo degli investimenti pubblici e delle istituzioni.
Per quanto riguarda la stampa, però, le cose non sono così rosee. Infatti, come si legge su “Prima Comunicazione” di aprile, la Consob ha pubblicato le nuove disposizioni sulla trasparenza che, raccogliendo una direttiva europea, sollevano le società da gran parte degli obblighi di pubblicare i loro atti pubblici sui giornali per trasferirli sui loro siti web. Ciò rischia di far perdere un mercato di decine di milioni di euro agli editori delle testate nazionali. Che stanno reagendo anche con un ricorso al Tar, come ha annunciato Paolo Panerai su suo “Orsi & Tori”, pubblicato su Milano Finanza del 10 aprile.
Fabiana Cammarano

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