PIRATERIA ONLINE/I PM COLPISCONO ANCORA E BLOCCANO L’ACCESSO DALL’ITALIA AL TORRENT FINDER BTJUNKIE.ORG

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Il 22 Aprile scorso l’accesso al motore di ricerca per file Torrent Btjunkie (molto noto agli utenti del protocollo P2P per i link diretti al download gratuito di film e musica), è stato bloccato dalla Guardia di Finanza per ordine dei Magistrati di Cagliari, all’interno di una vasta operazione di antipirateria battezzata “Poisonous Dahlia”. L’intervento è stato reso possibile a partire da un ordine di inibizione emesso direttamente dai PM, con l’apertura di un’unica strada verso un eventuale ricorso in Cassazione.

La novità procedurale rispetto ad altri precedenti in materia di violazione online del diritto d’autore (tramite il filtraggio dei siti di file sharing illegali), risiede proprio nella mancata convalida dell’inibizione da parte del Gip, per un intervento diretto del pubblico ministero, sbarrando perciò la strada ad un potenziale riesame. Quest’ultimo iter fu infatti seguito nel 2008 per il sito di ricerca svedese di file torrent The Pirate Bay. Una sentenza definitiva della Cassazione liquidava il caso definendo legittima la disposizione del sequestro preventivo (operato dal Gip e poi annullato dal Tribunale del Riesame) del torrent finder in questione accusato di diffondere illecitamente in Rete opere coperte da copyright. Pur non ospitando direttamente tali materiali, secondo la Cassazione, il sito con le sue attività avrebbe costituito una minaccia diretta alla tutela del diritto d’autore, dimostrandosi dunque prioritario ostacolarne il funzionamento, anche tramite filtri attivati dagli ISP. Più tardi sarebbe stata infatti la volta dell’oscuramento di Labaia.net che permetteva l’accesso via proxy al sito incriminato, ottenendo l’imposizione del filtro IP anche a tutti gli altri domini artefici del redirect a The Pirate Bay. Come in un processo a catena, lo scorso 23 Marzo la Nona Sezione del Tribunale di Roma, ha condannato non un qualunque sito di filtraggio ma addirittura il grande motore di ricerca Yahoo! Italia, colpevole per non avere rimosso tutti link a siti pirati in particolare quelli che rimandavano ad estratti del film iraniano “About Elly”. La sentenza è stata comunque impugnata dalla società con sede in Italia che ha quindi deciso di ricorrere in appello.
Visti i precedenti giudiziari, le prospettive non sono certo confortanti. Anche perché l’inibitoria all’accesso del sito Btjunkie è stata imposta in attuazione della normativa sul commercio elettronico, con specifico riferimento all’ art. 15 comma 1(f) e comma 2 del D. Lgs n.70 del 2003. Il Decreto prevede che l’autorità giudiziaria possa esigere, anche in via d’urgenza, che l’ISP (Internet server provider) impedisca o ponga fine alle violazioni commesse, consentendo in questo modo di velocizzare le procedure di blocco dei siti esteri che perpetuano l’illecito in territorio italiano.

L’importanza di un simile intervento è anche di carattere economico. La piattaforma Btjunkie poteva infatti contare su oltre 500mila accessi quotidiani dall’Italia, un bacino di utenza destinatario ultimo dei numerosi banner pubblicitari presenti sul sito, che faceva guadagnare ai suoi gestori una cifra stimata pari a 3,5 Milioni di euro l’anno. Un indotto ancora più cospicuo se si conta che veniva creato violando la proprietà intellettuale delle opere oggetto di download e di scambio illegale.
“I colpi inflitti ai criminali di Pirate Bay prima e ora a quelli di Btjunkie sono fondamentali per favorire un accesso legittimo alle produzioni creative mettendo fuori gioco le piattaforme illecite”, così si esprime il presidente di FIMI (la federazione di Confindustria che rappresenta le principali aziende discografiche italiane) Enzo Mazza. Eppure a distanza di pochi giorni Btjunkie non solo risulta accessibile dal vecchio indirizzo, ma per di più si fa beffe dei magistrati e delle stesse fiamme gialle annunciando ai propri fedelissimi utenti l’inibizione del sito e invitandoli a continuare ad accedervi tramite un nuovo link. Un aggiramento del provvedimento giudiziario curato nei minimi dettagli che sembra promettere tempi duri per una corretta regolamentazione del settore nella battaglia alla pirateria online, specie se attuata solo a colpi di sentenze giudiziarie.
Manuela Avino

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