In nome degli autori, l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni somministra l’eutanasia alla libertà

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Il nuovo testo del Regolamento sul diritto di autore adottato pochi giorni fa dall’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni è effetto della globalizzazione. Il modello di repressione dei (cosiddetti) abusi del diritto di autore vede chiaramente alle misure praticate su Internet in Cina; prima o poi ad ispirare la regolamentazione ci si rivolgerà più a Nord, c’è una delle due Coree cui ispirarsi. Il regolamento dell’Autorità conferisce alla stessa il diritto di intervenire direttamente nell’ipotesi in cui lei stessa ritenga che ci sia stata infrazione di una legge, di fatto il regolamento questo è, approvata dalla medesima. In altri termini, le funzioni legislative, esecutive e giudiziarie vengono riunite sotto un unico cappello. La Costituzione direbbe che tutto ciò, semplicemente non si può fare, si è riusciti in un solo atto a stravolgere i principi ed a massacrare la Costituzione, ma la recente vicenda del porcellum dimostra che questo è argomento che verrà rilevato nel prossimo decennio. Intanto, le libertà dei singoli vanno in mano ai burocrati, una vecchia caratteristica di questo vecchio Paese; mai, però, era accaduto che i burocrati si scrivessero da soli pure le leggi. Ed oltre al danno, la beffa, tutto ciò avviene in nome di un diritto, quello d’autore, pensato per tutelare la creatività e la libertà. La delibera dell’Autorità voluta dai grandi produttori, dalle major e dai grandi distributori ha l’unico obiettivo di garantire gli interessi di questi che l’hanno, chiaramente ispirata, per non dire scritta. E non è un caso, se lo stesso giorno si apprende che nel disegno di legge stabilità è stato presentato da quattro parlamentari del partito democratico un emendamento per aumentare la tassa sull’equo compenso agli autori (che in realtà va alla Siae) che è dovuto, a prescindere, ogni qualvolta si acquista un dispositivo in grado di archiviare i dati. Si paga, quindi, per l’utilizzo di materiale coperto dal diritto d’autore, indipendentemente dall’effettivo utilizzo o dal pagamento in altre forme del compenso, basti pensare ai contenuti acquistati su applestore, ma se gli stessi strumenti, per i quali come detto, è stata pagato una tassa vengono utilizzati per scaricare o condividere contenuti arriva di gran carriera un battaglione di burocrati a staccare la spina. L’eutanasia della libertà.

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