La Federal Communication Commission, il potente organo governativo che negli States si occupa di telecomunicazioni, ha ceduto al pressing del Presidente decretando il successo della “linea Obama” sulla net neutrality.
Anche il capo della FCC, Tom Wheeler che inizialmente aveva espresso posizioni molto più soft, si è piegato alla volontà dell’uomo più potente della Terra, dando il via alle nuove norme che regoleranno il principio di “open internet” e la ridefinizione della banda larga.
Barack Obama, da sempre schierato a favore di una rete open, accessibile a tutti, senza rallentamenti o servizi a pagamento che generassero una sorta di “internet a 2 velocità”, si dice “soddisfatto” dell’esito della votazione avvenuta pochi giorni fa.
Al Congresso ci sono stati 3 voti favorevoli dei democratici e 2 contrari da parte dei repubblicani che volevano favorire gli interessi di colossi ip come Verizon e Time Warner Cable che già hanno annunciato di non accettare il verdetto della FCC e che, nei prossimi giorni, faranno ricorso agendo per vie legali.
Con la nuova riforma, gli internet provider (Netflix in testa) non potranno veicolare i contenuti con trasmissioni più rapide o servizi a pagamento, quelli che in America chiamano “priority services” e la banda larga sarà equiparata ad altri servizi tlc.
Intanto la reazione delle grandi Telco come AT &T, Verizon e Time Warner Cable non si è fatta attendere: proprio in queste ore negli States si assiste ad un susseguirsi di dichiarazioni al vetriolo e accuse pesanti che vedrebbero coinvolto lo stesso Obama.
A difesa degli ip è sceso in campo anche Michael Powell, predecessore di Wheeler oggi a capo di una potente lobby tlc, che si è detto nettamente contrario alla net neutrality tanto osannata dal Presidente, perché potrebbe rivelarsi soltanto un pretesto che consentirebbe al Governo degli Stati Uniti di imporre nuove tasse.
Apple, invece, si è detta pro-Obama e convinta che sarà finalmente la volta buona per fare norme sagge, utili a tutti.
Di parere opposto i repubblicani che, forti dell’appoggio delle Telco, sono arrivati ad accusare Obama di eccessiva ingerenza fino a richiedere un’indagine sul ruolo del Presidente per capire se la legge USA gli consente o meno di spingersi così tanto da assumere un “ruolo chiave” nell’intera vicenda e da condizionare il voto della FCC. Ma non solo.
Gli oppositori politici di Obama si appellano all’ anti-costituzionalità della norma visto che a maggio dell’anno scorso, nella bozza precedente, non vi è alcuna traccia del capitolo “banda larga” così come oggi Obama e i democratici intendono approvare sotto il nome di Title II.
Vedremo se tutto questo basterà al Presidente americano per recuperare terreno in termini di consensi, dopo la delusione di milioni di americani all’annuncio del rinvio, programmato per il prossimo autunno, dell’attacco contro l’ISIS che, in un primo momento Obama sembrava volesse sferrare in tempi brevissimi.
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