L’8 maggio scorso, in concomitanza con la Giornata Mondiale del copyright organizzata dall’OMPI (Organizzazione Mondiale della Proprietà Intellettuale), tra i banchi del Senato Usa è stata presentata una nuova proposta di legge contro il cyberspinagggio e la violazione del copyright. Promotori dell’iniziativa Carl Levin, capogruppo dei Democratici e John McCain, leader dei Repubblicani. L’esigenza di una norma, diventata più forte negli ultimi anni in America, nasce dal mancato rispetto del copyright e dalle sempre più frequenti operazioni di spionaggio industriale. Due variabili che hanno determinato, alle medie e grandi aziende, perdite per miliardi di dollari, sopratutto nel settore editoriale ed industriale. Non a caso, infatti, è stato stimato che, per la mancata tutela della proprietà intellettuale e per la sottrazione illecita dai data-base delle società, di dati sensibili e di documenti “top secret”, le aziende statunitensi, soltanto nel 2012, hanno subìto un danno di circa 300 miliardi di dollari. Ecco perché è apparsa quanto mai urgente, la messa in atto di una legge in grado se non di far cessare, quantomeno di arginare perdite economiche così ingenti. Negli Usa, la proposta che ha visto d’accordo maggioranza ed opposizione, è stata giudicata da alcuni opinionisti politici, da un lato, come una mossa strategica per ingraziarsi le grandi aziende e le lobby più potenti del paese, dall’altro, come un modo per frenare le intromissioni straniere nella rete a stelle e strisce. Una notizia certa è che, sia il Pentagono che il Dipartimento della Difesa Usa, senza mezzi termini, hanno puntato l’indice contro la Cina, dichiarando che il paese asiatico è l’indiziato numero uno, sia nel campo della violazione del copyright, sia nel settore del cyberspionaggio. Tema, quest’ ultimo, molto caldo, e che recentemente ha inasprito le già difficili relazioni tra le due superpotenze costringendole a spostare lo scontro politico-finanziario di un tempo, sul terreno, più dinamico e moderno, dell’innovazione tecnologica e della multimedialità.
Giannandrea Contieri
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